Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha deciso la revoca del sottosegretario leghista Armando Siri, indagato dalla procura di Roma per corruzione. Non c'è stato alcun voto tra i ministri presenti, ma il decreto di revoca è stato adottato direttamente dal premier (e ora passa al presidente della Repubblica per la firma) evitando così la conta tra Lega e 5 Stelle.
Dopo oltre due ore di riunione è stato il vicepremier Di Maio a presentarsi davanti ai giornalisti per spiegare come il governo abbia voluto dare «un segnale di discontinuità rispetto al passato». «Non è una vittoria del Movimento 5 Stelle» spiega il vicepremier, sottolineando però che la decisione arriva dopo tre settimane di pressioni fatte dai 5 Stelle per revocare l'incarico a Siri (a cui il ministro Toninelli aveva tolto le deleghe, dopo aver appreso la notizia dell'indagine).
Un concetto anticipato poco prima dal presidente del Consiglio Conte all'ingresso della visita alla Sinagoga di Roma: «Se perdiamo la fiducia dei cittadini difficilmente potremmo essere il governo del cambiamento».
Durante la riunione del consiglio dei Ministri, sono intervenuti molti esponenti di governo sul caso Siri, tra cui i due vicepremier e il ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno. Stando ad alcune fonti della Lega, nella riunione in Cdm c'è stata una «discussione civile e pacata» che a tratti è sembrata un'arringa difensiva dell'avvocato Bongiorno verso il collega di partito Siri.
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