Di Roberto Vivaldelli
È giallo sulla presenza, mai confermata ufficialmente dalle autorità, di ordigni nucleari stoccati tra l’aeroporto Pagliano e Gori di Aviano e la base di Ghedi in Provincia di Brescia. Secondo quanto riportato dal Messaggero Veneto, sarebbero 40 le bombe nucleari nascoste nelle due basi. La notizia della presenza di ordigni nucleari arriva (ancora una volta) dal Bulletin of the atomic scientists della Fas, la Federazione degli scienziati americani.
Secondo il bollettino anche nella Pedemontana pordenonese sarebbero stoccate delle bombe, con una stima ridotta rispetto al passato, pronte a essere rimodernate con ordigni di maggior precisione. Come spiega il Messaggero Veneto, nell’ultimo bollettino pubblicato dalla Fas il 29 aprile, si tirano le somme della forza atomica statunitense: all’inizio del 2019 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti mantiene una scorta di 3 mila 800 testate nucleari. La Fas ritiene che le testate nucleari siano stoccate in 24 luoghi diversi, 11 negli Stati Uniti e sei in cinque Paesi europei: Aviano e Ghedi in Italia, Büchel in Germania, Icirlik in Turchia, Kleine Brogel in Belgio e Volkel nei Paesi Bassi dove complessivamente sarebbero stoccate 150 bombe.
Le interrogazioni parlamentari
Nel gennaio 2016, il Movimento 5 Stelle ha presentato un’interrogazione parlamentare a risposta orale alla IV Commissione permanente dal contenuto molto interessante. “Dalla relazione della Corte dei Conti sulla gestione dei contratti pubblici secretati 2014, pubblicata il 18 novembre 2015, a pagina 77 risulta che con contratto n. 636 del 12 novembre 2014 è stato affidato un incarico per la Progettazione definitiva completa di sondaggi geognostici e rilievo plano-altimetrico in relazione agli interventi di realizzazione di sistema Wass e Upgrade WS3 security system a Ghedi (Brescia)” si legge nel testo dell’interrogazione.
Ws3, scrivono gli interroganti, “sigla che sta per Weapons Storage and Security System, è un sistema per la custodia e la sicurezza delle armi nucleari usate dagli aerei statunitensi e Nato che si trova all’interno dei rifugi corazzati che ospitano i velivoli destinati a eseguire missioni nucleari”. Il contratto, proseguono, “si riferisce alla realizzazione all’aeroporto di Ghedi, sede del sesto stormo dell’Aeronautica militare, degli aggiornamenti e miglioramenti dei sistemi WS3 esistenti all’interno di quella base aerea. Viene così, ad avviso degli interroganti, ufficialmente affermata la presenza di armi nucleari sul territorio nazionale, presenza peraltro innumerevoli volte denunciata ma sempre negata da tutti i Governi della Repubblica”.
Nonostante le innumerevoli mozioni presentante nel corso degli anni, sulla vicenda i governi hanno sempre mantenuto il massimo riserbo.
In Italia più le bombe nucleari americane
Come scrive l’Inkiesta, esistono pochissime informazioni sull’arsenale nucleare ospitato nel territorio italiano. Nel febbraio 2014, rispondendo a un’interrogazione della deputata M5S Tatiana Basilio, l’allora ministro della Difesa Mario Mauro affermò. “Con riferimento alla questione della presenza di armi nucleari in Europa, si fa rilevare che l’Alleanza, pur mantenendo un atteggiamento assolutamente trasparente sulla propria strategia nucleare e sulla natura del proprio dispositivo in Europa, non può agire, tuttavia, a discapito della sicurezza di questo dispositivo e della riservatezza che è indispensabile avere in relazione ai siti, la loro dislocazione, i quantitativi e la tipologia di armamento in essi contenuti”.
All’opposizione, i pentastellati avevano chiesto di presentare in Parlamento i dettagli sulla presenza di armi nucleari nel nostro Paese. Nel 2017, Tatiana Basilio, all’epoca portavoce dei grillini alla Camera dei Deputati, sottolineava che “in più di una circostanza il popolo italiano si è espresso contro l’utilizzo del nucleare anche per scopi civili”.
Una decisione, osservava, “che è stata disattesa dalle nostre autorità politiche e istituzionali. Disattesa perché? Perché, vedete, forse non avremo centrali nucleari in Italia, ma abbiamo di peggio. Come gli ordigni nucleari B-61 nelle basi militari di Ghedi ed Aviano. In passato accompagnata da una delegazione di portavoce mi sono recata a Ghedi chiedendo di poter visionare questi ordigni, sollevando domande sulla quantità esatta stoccati negli shelter”. Le bombe nucleari, nel frattempo, sono rimaste al loro posto e il Movimento Cinque Stelle è al governo.
Il sondaggio
Come riporta Vita, il 70% degli italiani vorrebbe che l’Italia aderisse al Trattato dell’Onu contro le armi nucleari. Il 60% chiede che le testate statunitensi vengano rimosse dal nostro territorio e per il 66% degli italiani i cacciabombardieri F-35 in corso di acquisizione non dovrebbero poter sganciare le (nuove) bombe nucleari Usa. Si tratta degli esiti delle indagini demoscopiche commissionate dalla Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (Ican) con i suoi partner europei (per l’Italia la Rete Italiana per il Disarmo e Senzatomica).
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