EXTERNSTEINE: MISTERI PAGANI DAL PALEOLITICO AL NAZISMO
Di Mila Foishttps://arda2300.wordpress.com
Nel cuore della foresta di Teutoburgo, a nord del Reno, in Germania, si trovano delle conformazioni rocciose piuttosto singolari, che nel corso dei secoli hanno acceso la fantasia e creato numerosi miti e leggende che si collegano alle avventure degli eroi scandinavi dell’Edda e alle radici ariane della cultura che tanto affascinava Adolf Hitler.
Si riteneva che si trattasse di un antico luogo di culto pagano, dove sorgeva il grande pilastro solare caro alle dottrine dell’irminismo (secondo cui la religione cristiana sarebbe stata una rielaborazione tardiva della mitologia germanica) o persino che quello fosse il luogo esatto in cui affondavano le radici di Yggdrasil, il grande albero del mondo.
A causa di questo alone di mistero e antichità, dal 1920, il partito nazista utilizzò le Externsteine come simbolo di identità germanica, andando alla ricerca del loro passato pagano.
Wilhelm Teudt, membro delle SS e dell’Ahnenerbe, la Società per la ricerca dell’eredità ancestrale, si dimostrò molto interessato a questo sito, che chiamava “La Stonehenge germanica”. Fu sempre lui che, affascinato dalle teorie irministe, ipotizzò che fosse proprio qui che le antiche popolazioni teutoniche si trovassero per adorare il sole in coincidenza dei solstizi, attorno al grande pilastro chiamato Irminsul. Sarebbe stato poi Carlo Magno a distruggere la maestosa colonna e a lasciare solo rovine.
I racconti popolari che parlano di queste pietre sono però molto più antichi rispetto alle ideologie naziste: secondo la popolazione del luogo, le rocce sarebbero state posizionate da giganti. In seguito il diavolo in persona avrebbe acceso un grande fuoco lì dentro, conferendo ai picchi aguzzi il loro aspetto grottesco e spaventoso.
Si tratta certamente di un luogo sacro, con pilastri appuntiti alti circa 30 metri e rivolti al cielo, e fu territorio di scontro tra i seguaci del paganesimo ed i monaci cristiani.
Nel dettaglio, le Externsteine sono una formazione naturale di grandi pietre estesa per parecchie centinaia di metri. Inizia nel cuore della foresta e termina con una serie di 13 alti pilastri, che sono stati numerati dagli studiosi dall’I al XIII. La numero I è la roccia più larga, conosciuta anche come Grottenfels a causa della caverna che si apre al suo interno. La II si chiama invece Turmfels (Turm in tedesco significa Torre) perché è alta 37,5 metri. La III viene invece denominata Treppenfels, ovvero Pilastro delle Scale, a causa di una scalinata di pietra che la percorre. Vi è poi un largo divario per arrivare alla pietra successiva, la IV.
La loro origine si situa nel Cretaceo, quando in quest’area c’era un vasto oceano, e circa 70 milioni di anni fa ottennero la loro posizione verticale a causa di spostamenti nelle placche tettoniche. Nel corso dei secoli la mano umana le modificò scolpendo scale, porte e rilievi, e creando una sorgente ai piedi della conformazione rocciosa.
Il pilastro I contiene una grotta artificiale di tre camere connesse da passaggi. Sopra l’entrata vi è un’incisione che, a differenza delle altre, non è un bassorilievo ma un semplice taglio nella pietra per dar forma a una misteriosa creatura alata. Sembrerebbe lo spazio in cui poi inserire una figura fatta di altro materiale. In una delle stanze vi è un’iscrizione del 1115 che si riferisce alla consacrazione di un altare in quello stesso luogo. Vicino all’entrata esterna vi è una nicchia con un rilievo eroso dal tempo: mostra una figura umana con in mano una chiave e perciò si ritiene essere San Pietro.
In questo rilievo vi è un particolare interessante: guardate lo strano pilastro a due braccia che si piega sotto il peso della croce, nel lato destro della figura. Alcuni hanno intravisto in quella figura il pilastro caro ai pagani che veneravano il sole, altri ancora una versione stilizzata di Yggdrasil. In ogni caso, il fatto che si pieghi alla venuta del Cristo, indica che le popolazioni pagane vennero sottomesse e convertite al cristianesimo.
Questa è un’immagine dell’Irminusl, considerato talvolta lo stesso albero del mondo, mentre altre uno dei suoi rami.
Sotto una delle stanze vicino alla sorgente, vi è un’alcova con un sarcofago di pietra aperto. La cima della roccia I è stata trasformata in una piattaforma da cui accedere tramite una scala di pietra. Nella II è presente una camera rettangolare con un’abside e un altare che si può raggiungere tramite una scalinata di pietra che parte dalla III. Ci sono tracce di costruzioni in legno. Nella parete a nord est vi è una scultura di un uomo barbuto.
Infine, la roccia IV è stata decorata con lo stemma della casata dei Conti di Lippe.
Nell’area attorno al sito sono stati trovati utensili risalenti al periodo Paleolitico, ma non è certo che i popoli preistorici si riunissero già attorno a queste pietre per dar luogo a qualche antico culto. Più certe sono invece le fonti medievali, che fanno risalire il complesso almeno all’VIII secolo d.C. Sappiamo inoltre che nel 1229 vi sorgeva un’abbazia e che l’altare era utilizzato per la messa.
L’intera foresta di Teutoburgo è costellata di misteriosi ritrovamenti preistorici e le Externsteine non fanno eccezione. Tra le alte rocce affilate sono stati intravisti strani volti umani e persino la sagoma di un drago, tali conformazioni sembrano tuttavia essersi formate accidentalmente tra le crepe e fessure delle rocce.
Oltre al tempio circolare, dotato di finestrelle allineate con i solstizi, il complesso conta anche camere, caverne e passaggi, nicchie, piattaforme e persino scale che (attualmente) non conducono da nessuna parte. Non si sa quando le pietre furono levigate e modificate per assumere questi aspetti, anche se in alcune stanze furono trovate maschere mortuarie datate 700 d.C., in un periodo in cui il sito era ancora utilizzato dalle popolazioni pagane teutoniche.
Dall’apertura situata in una camera, il giorno del solstizio d’estate, un raggio di sole penetra ed illumina direttamente una faccia spaventosa incisa nel muro opposto. Coloro che hanno visto questo volto lo collegano a rituali situati molto indietro nel tempo.
Purtroppo questa bizzarra faccia non riesce ad essere collocata in un periodo preciso, mentre altri indizi confermano che i Celti e successivamente i Teutonici passarono di qui e lasciarono qualche elemento della loro cultura.
Si chiamano Externsteine non solo perché sono in effetti Pietre Esterne, ma anche perché sorgono vicino a un’area montuosa chiamata Egge, quindi sarebbero le Pietre di Egge. Un antico testo germanico del 1093 le chiama però Agisterstein e afferma che nel complesso ci sarebbe stata anche una misteriosa “caverna del drago”.
I nazisti, sotto la guida di Himmler, fortemente affascinato da questi antichi misteri, crearono persino una fondazione chiamata “Externsteine Foundation”, che vedeva proprio Himmler come presidente. Wilhelm Teudt venne incaricato di costruire qui un santuario pagano per le SS, stanziate non troppo lontano, nel castello di Wewelsburg.
Per saperne di più su questo misterioso castello voluto dai nazisti e pieno di riferimenti occulti, ecco l’articolo al riguardo.
Nel libro Black Camelot – La Camelot Nera, i protagonisti si trovano invischiati nelle folli ricerche dei nazisti, tra luoghi colmi di antichi misteri e sacre reliquie.
Per concludere questo articolo, vi lascio un video della pagan folk band tedesca Faun, girato proprio nella mistica foresta di Teutoburgo, tra le antiche rupi delle Externsteine.
FONTE: https://arda2300.wordpress.com/2017/03/05/externsteine-misteri-pagani-dal-paleolitico-al-nazismo/
ARTICOLO PUBBLICATO ANCHE SU https://misteridelnazismoblog.wordpress.com/2019/05/06/i-misteri-pagani-di-externsteine-dal-paleolitico-al-nazismo/
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