Cosa si nasconde dietro alle richieste greche di risarcimenti per la Seconda Guerra Mondiale?

mag 17, 2019 0 comments

Di Alexis Papazoglou

Le discussioni sui nazisti potrebbero distrarre da una questione ben più importante: le attuali tensioni all’interno della UE.
In Aprile il parlamento greco ha votato per tentare di rivendicare pesanti risarcimenti dalla Germania a seguito dei danni subiti durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Non è la prima volta che la Grecia vaglia l’idea, diventata improvvisamente popolare durante la crisi finanziaria. E’ dal 2012 che i capi di governo greci assegnano a gruppi di lavoro e comitati il compito di sondare la possibilità di aprire una causa legale contro la Germania per chiedere risarcimenti e calcolarne il valore (attualmente vengono stimati attorno ai 300 miliardi di euro).
C’è la tentazione, dato che sono in arrivo le elezioni europee, locali e nazionali, di etichettare questa operazione capeggiata dall’attuale primo ministro Alexis Tsipras come una manovra meramente opportunistica. In tal caso si perderebbe però il punto più importante, una questione enormemente più importante della storia del primo Novecento e che, se rimane irrisolta, potrebbe minacciare la stabilità dell’intera Unione Europea. Le lamentele della Grecia per come fu trattata durante la crisi finanziaria non sono svanite, la Germania è ricordata come la forza che ha imposto dolorosissime misure di austerità alla Grecia in cambio dei programmi di salvataggio. Le austerità imposte hanno riacceso sopiti sentimenti anti-tedeschi in Grecia, che soffrì grandemente nelle mani dei nazisti durante la SGM. Le proteste ad Atene nel 2011 e 2012 non di rado facevano riferimento al passato nazista, comparando la Merkel a Hitler. Il dibattito sui risarcimenti che sta riaffiorando in questi ultimi anni mira tanto a colpire il nervo scoperto delle politiche tedesche quanto a offrire speranza ad una nazione che ha bisogno di un miracolo economico per risollevarsi: l’improvvisa riscoperta che l’intransigente creditore in realtà deve ripagare molti miliardi porterebbe alla soluzione perfetta.
Purtroppo scavare in profondità nel passato macchiato di sangue dell’Europa non permette di trovare soluzioni ai problemi di oggi. Inoltre evita di porre domande imbarazzanti: qual’è il più recente retaggio tedesco che si pone come maggiore forza trainante all’interno della UE?
Durante le elezioni del 2014 Alexis Tsipras ed il suo partito di sinistra Syriza fecero delle riparazioni di guerra la questione centrale della propria campagna elettorale. Tsipras, una volta diventato primo ministro, quando incontrò la Merkel nel 2015 affrontò la questione: “Non è un problema di soldi, è una questione morale” disse. Pochi giorni prima aveva tenuto un discorso presso il parlamento greco riportando luoghi in cui le forze di occupazione tedesche durante la SGM uccisero e torturarono i greci. Rifiutò la tesi secondo cui tutte i risarcimenti fossero stati pagati negli accordi bilaterali del 1960 tra l’allora Germania Occidentale (RFT) e la Grecia, affermando che i 115 milioni di marchi tedeschi furono pagati esclusivamente alle vittime della guerra e non per sistemare i danni causati alle infrastrutture del paese. La posizione della Germania è che la questione è stata sistemata sia politicamente che legalmente.
Oggi come allora Tsipras sta cercando di tenere separati le dure condizioni del salvataggio imposte dalla Germania dalla discussione sui risarcimenti. Le riparazioni di guerra appartengono al passato, afferma, non al presente. Il comitato parlamentare a cui venne dato mandato nel 2014 di calcolare il valore totale dei risarcimenti che spettano alla Grecia è arrivato alle conclusioni finali nel 2016, ma il governo ha riaperto l’argomento solo il mese scorso. Tsipras ha messo in chiaro che vuole aspettare fino a quando la Grecia non farà più parte del programma di salvataggio, come prova che le nuove richieste di riparazione non sono motivate dal cercare di appianare i debiti del salvataggio.
Il pericolo è che l’attuale discussione sui risarcimenti siano una distrazione dall’attuale tensione che deve ancora essere risolta. Le affermazioni di Tsipras riguardo l’attuale situazione greca non sono interamente veritiere: la Grecia è ancora troppo distante da ripagare i pesanti prestiti ricevuti durante gli ultimi nove anni, e l’andamento dell’economia greca continua ad essere monitorata dai creditori. La Grecia resta un paese a pezzi che sta pagando sulla propria pelle i costi di una lentissima ripresa con la disoccupazione alle stelle e senza alcuna indicazione su come tornare al benessere di cui godeva agli inizi del nuovo millennio. E la sua attuale condizione ha molto più a che fare con l’influenza dell’odierna Germania all’interno della UE che l’occupazione dell’Asse in Grecia durante gli anni ‘40.
La Germania, in qualità di principale potenza finanziaria della UE, fu a tutti gli effetti dietro ai programmi di salvataggio imposti alla Grecia tra il 2010 ed il 2015. I programmi prevedevano tagli di bilancio, irreali riforme a passi forzati e ulteriori prestiti piuttosto che le proposte più clementi di riduzione del debito che il FMI voleva far iniziare dal 2015. “La Germania è da molto tempo conosciuta come la ‘potenza egemonica riluttante’ d’Europa, a causa della propria riluttanza nell’agire per via diplomatica, così come la storia del proprio militarismo conferma” aveva osservato il New York Times quell’anno. “Ma le circostanze uniche della crisi greca… l’hanno aiutata ad essere tanto un po’ meno riluttante che un po’ più egemone”.
La Germania generalmente gode di una buona reputazione presso le nazioni del nord Europa, almeno secondo le indagini. Ma la meno favorevole opinione della Grecia (43% della popolazione ha un’opinione molto negativa della Germania secondo i sondaggi del 2017) riflettono una tendenza più ampia. Le nazioni del sud Europa hanno a più riprese espresso le loro preoccupazioni riguardo allo sproporzionato potere della Germania sul potere decisionale all’interno della UE stessa. Italia e Spagna, ma anche la Francia, si sono sempre schierate contro la rigorosa austerità voluta da Berlino quando è stata trattata l’euro crisi, ma sono rimaste inascoltate.
L’influenza tedesca sull’UE non è solo stata esplicita quando si è trattato di prendere provvedimenti contro la crisi del debito greco, ma si estende anche sulle decisioni importanti per l’Europa negli ultimi anni: la cosiddetta crisi dei migranti. L’apertura della Merkel nel 2015 verso i migranti ha avuto un grosso impatto non solo nel determinare un forte calo di consensi per il suo partito, dando l’opportunità al partito di estrema destra AFDdi fare un grosso balzo in avanti ma, come alcuni sostengono, è stata la causa dell’aumento dei consensi elettorali a favore delle destre e dei partiti populisti anti immigrazione in tutta Europa. Le politiche europee tendono a scaricare il peso dell’immigrazione sulle spalle del sud Europa, principalmente sugli Stati di approdo come la Grecia e si continua cosìnonostante Bruxelles dichiari che la crisi sia finita. Circa 15.000 rifugiati sono ancora ospitati presso le isole greche ed il paese si è dimostrati incapace di affrontare il problema, con la conseguenza di registrare condizioni squallide e pericolose nei campi di accoglienza.
C’è un perverso senso di conforto nel ritornare al passato, anche se zeppo di orrori, piuttosto che affrontare il presente. Il rinnovato dibattito sui crimini nazisti e relativi risarcimenti alla Grecia non fa che distrarre entrambi i Paesi e l’unione a cui entrambi appartengono di mettere a fuoco le vere cause dell’attuale malcontento popolare. La Grecia dovrebbe fare molta più attenzione al ruolo del governo di Syriza, inclusi i tentativi di controllare la giustizia ed i media, senza dimenticare la riforma dell’istruzione che riporta le università indietro di decenni, quando erano controllate dai partiti. Elencare la lunga lista di esecuzioni naziste serve a nascondere in Grecia ed in altre nazioni le problematiche legate all’influenza tedesca odierna, rendendo questa necessaria e più proficua discussione quasi impossibile. In assenza di questo più profondo dibattito sulle strutture di potere all’interno della UE, il malumore di stampo nazionalista non può che crescere ed esprimersi attraverso contraccolpi di destra o disfatte del tipo Brexit. La Germania ha fatto molto per venire a patti con il proprio passato nazista. Ciò di cui ha bisogna l’Europa oggi è renderla responsabile nella gestione del potere.
 Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da TONGUESSY

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