Di Francesco Boezi
In Vaticano esistono almeno due sensibilità sul tema dell’immigrazione: una è quella di papa Francesco e della maggior parte delle alte gerarchie. Quella “aperturista”, per cui “accogliere” è sempre un diritto assoluto; l’altra è quella del cardinal Robert Sarah, del cardinale Raymond Leo Burke, del cardinale Gherard Ludwig Muller e di pochi altri. Quella “restrittiva”, per cui “accogliere” è sì corretto, ma solo salvaguardando l’identità.
Bisogna stare attenti a non semplificare troppo. Incasellare questo o quel porporato dentro a una determinata area politica può far comodo a qualche partito, ma non aderisce alla realtà. Certo, le frasi sulla gestione dei fenomeni migratori del prefetto della Congregazione per il culto divino e per la disciplina dei sacramenti hanno fatto discutere e sono rimbalzate sulla maggior parte dei media. Il cardinale, tra le varie affermazioni che ha fatto, ha attaccato quelle “strane associazioni umanitarie” che imperversano per l’Africa, svuotando di fatto un continente che potrebbe ritrovarsi privato di buona parte della forza lavoro.
Ma Robert Sarah – va sottolineato – non voleva segnare un solco tra la sua visione e quella del Santo Padre. Chi lo conosce sa che il porporato guineiano non metterebbe mai in discussione l’autorità del pontefice della Chiesa cattolica. Certo, allo stesso modo è difficile immaginare che il prefetto possa finanziare una Organizzazione non governativa, come ha invece fatto il progressista Reinhard Marx, quando ha donato 50mila euro a Lifeline. Sarah, semmai, è da tempo iscritto a quel filone di pensatori, con a capo Benedetto XVI, che segnalano da tempo come l’Occidente stia rischiando di sparire. Tanto come entità culturale quanto come entità geopolitica. Lo aveva già scritto in Dio o niente, il primo dei tre libri con i quali l’ex arcivescovo di Conakry ha diffuso il suo manifesto spirituale.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO: http://www.occhidellaguerra.it/quello-scontro-allinterno-della-chiesa-sullimmigrazione/
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