Di Peter Koenig
La Rinconada, 5.000-5.400 metri sul livello del mare, baracche di lamiera ondulata, incollate alle colline delle montagne circostanti, casa di 50.000-70.000 minatori e gruppi mafiosi in lotta per il loro controllo. La Rinconada, sulle Ande peruviane, con le miniere d’oro più alte, caotiche, illegali e velenose del mondo, circa 210 km a nord est di Puno, un viaggio in auto di 4 ore, su strade mal asfaltate e piene di buche. La Rinconada, nei pressi della città mineraria di Ananea (circa 4.700 m sul livello del mare), poco più civilizzata, è anche considerata come uno dei posti più orribili del mondo: un luogo governato da bande di criminali, che si estende su una valle e fin sulle colline, senza acqua corrente, rete elettrica o rete fognaria. La Rinconada, un tempo un lago montano incontaminato, ha ora l’aspetto e l’odore di un’immensa discarica, infestata da esalazioni giallo-brunastre di mercurio – residui di un’illegale estrazione d’oro.
L’aria rarefatta, povera di ossigeno, è carica di vapore di mercurio, il quale pian piano penetra all’interno dei polmoni, andando col tempo ad intaccare il sistema nervoso, la memoria, la motilità, portando spesso a paralisi ed infine a morte prematura. L’aspettativa di vita di un lavoratore minerario è di 30-35 anni, circa la metà di quella di un cittadino peruviano medio.
La vita non ha valore. I lavoratori vengono uccisi perché hanno una roccia che potrebbe contenere delle piccole venature d’oro. I corpi vengono spesso gettati su mucchi di immondizia, lasciati a marcire. A volte se ne trova uno che poi viene seppellito proprio nella discarica. Non di rado ci si può imbattere in una tomba nel bel mezzo di un campo di rifiuti.
I diritti umani qui non esistono. Il lavoro minorile è comune. Così anche la prostituzione di bambini ed il traffico di donne e droga. Le pause vengono passate in mezzo ai fumi di alcol e sostanze stupefacenti. La vita non ha valore.
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I ragazzini lavorano nelle gallerie minerarie sotterranee, in quei cunicoli nei quali gli adulti non riescono ad entrare. Quando una di queste crolla ed un bambino muore, non ci si fanno grossi problemi. Molti di loro non vengono identificati. Molto probabilmente non hanno neanche una famiglia. Sono figli di genitori non umani, che gestiscono questa industria infernale e che si portano dietro le proprie creature perché hanno bisogno di ulteriori braccia. Nessun amore, nessuna etica, nessun rispetto per nient’altro che non siano le leggendarie pepite d’oro. Nessuna pietà. Questa è La Rinconada.
I minatori vengono di propria spontanea volontà. Nessuno li costringe. Per la maggior parte sono poveri. Alcuni solo avidi. Il sogno di diventar ricchi in miniera fa accettar loro le più orrende condizioni di lavoro e di vita. Sopravvivere in una discarica a cielo aperto, in mezzo a metalli pesanti tossici e spazzatura, guadare in mezzo a materiale di scarto pregno di mercurio, aria rarefatta, contaminata con vapori velenosi, senza riscaldamento, temperature sottozero per la maggior parte dell’anno, detriti e rifiuti ovunque. I minatori però non si lamentano. Alcuni portano le proprie mogli, qualcuno anche i figli – è una loro scelta. Alcuni rimangono “temporaneamente” per 6-12 mesi, 2 anni, … Per altri invece il sogno di diventar ricchi non finisce mai; rimangono fino alla morte. Sanno che verranno abusati e ridotti in schiavitù. Lo sanno, non sono costretti, eppure lo accettano.
I minatori solitamente lavorano per lunghe ore, e per 29 giorni lo fanno anche gratuitamente. Il 30° possono tenere per sé qualsiasi cosa abbiano estratto dal terreno. Mensilmente raccolgono dunque circa 800-1.000 soli (cioè tra i 250 ed i 320 dollari americani). A volte la fine del mese non porta alcunché. A volte porta alcune rocce con venature di oro. Tutti sperano in una pepita. Questo tipo di salario non vale solo per il Perù. La Bolivia ed altri paesi andini aperti all’industria più distruttiva dal punto di vista ambientale e sociale – quella mineraria – applicano sistemi simili. L’illusione di trovare la leggendaria “roccia d’oro” è un’ossessione. Ed anche nell’eventalità che un minatore trovasse un tesoro da conservare, probabilmente verrebbe derubato, se non ucciso, il suo corpo smembrato – tanto sarebbe solo un altro minatore che si è perso. O forse no. Forse solo scomparso. Forse in una discarica. Ce ne sono un’infinità a Rinconada. Riflettono il carattere del posto: immondizia, morte, puzza e rifiuti.
Non importa a nessuno – o perlomeno non abbastanza da indagare su morti e dispersi. La realtà purtroppo è questa. I minatori vengono spontaneamente, non con la coercizione. Si schiavizzano da sé, nella vana speranza di arricchirsi. In realtà, si intossicano con le esalazioni del mercurio, con un ambiente totalmente velenoso, con un’esposizione giornaliera ai metalli pesanti. Il loro sistema nervoso si deteriora, lentamente ma inesorabilmente. Collasso polmonare, danni cerebrali, distrofia muscolare, morte precoce, paralisi, perdita di memoria. Per molti è un sogno che si trasforma in incubo. La povertà fa questo, ti uccide mentre sogni un mondo migliore.
Rinconada – regole mafiose. La polizia è connivente. Assassinî ed omicidi sono all’ordine del giorno. Prostituzione ed abuso di alcool e droghe dilagano. Non importa a nessuno. Vale la legge del più forte.
Queste organizzazioni criminali peraltro sono tutte locali. Provengono dalle vicinanze, da Juliaca, Puno e dintorni. Non sono ammesse compagnie minerarie straniere. Queste, le enormi e famigerate multinazionali di oro e metalli preziosi, stanno “a valle”, senza identità né origini, in attesa di impossessarsi delle merci insanguinate. Di modo che nessuno possa ricollegarle ai crimini.
Le donne generalmente non lavorano nelle miniere. Superstizione. Portano sfortuna, dicono. Distraggono gli uomini, fanno sparire le venature d’oro. Le miniere sono per i maschi, solo loro sono autorizzati a lavorarle. Le montagne possono diventare gelose. Le donne hanno altre faccende alle quali badare: raccogliere rocce sparse che possono contenere resti di oro; preparare il cibo, pulire e, se una famiglia è folle abbastanza da portare la propria prole in questo inferno, badare ai bambini.
La Rinconada – uno dei posti più orribili al mondo. Poco conosciuto. La maggior parte della gente di Lima, la capitale peruviana, ne ignora totalmente l’esistenza e, quand’anche ne abbia sentito il nome, di solito immagina che sia un lussureggiante country club nell’elitario quartiere de “La Molina”. Non sanno che in realtà il suo soprannome è “Il Paradiso del Diavolo”.
Rinconada produce “oro insanguinato”, concetto simile ai diamanti e smeraldi insanguinati di altre parti del mondo.
Chi lo acquista?
Grandi corporation. Una di queste è la svizzera Metalor, una delle più grandi fonderie d’oro al mondo. Ogni anno nel globo vengono estratte dalle 3.000 alle 3.500 tonnellate d’oro. La Svizzera ne raffina circa il 70-80%. Si stima che il 20-30% di esso sia “oro insanguinato” – cioè derivante da corruzione, distruzioni ambientali e sociali, furto di terreni, illecite pratiche di estrazione, lavoro minorile, … – insomma, tutto ciò che avviene a Rinconada.
Ad oggi la Svizzera non vuole conoscere l’origine dell’oro. Il paese non impone un codice etico alle aziende che godono del paradiso fiscale elvetico. Il governo finge di credere che queste società abbiano i propri codici di condotta e confida nel fatto che aderiscano ai propri standard etici. Com’è facile ripulirsi la coscienza!
Quando vengono portate loro prove del contrario, le autorità chiudono un occhio e, se messe sotto pressione, semplicemente rispondono “se usassimo il pugno di ferro, lascerebbero il paese” e “se stanno commettendo qualcosa di illegale, sono responsabili nei confronti del paese ospitante”. Fingono di non sapere che basta elargire delle tangenti e poi si può fare di tutto nella maggior parte di questi “paesi ospitanti”.
Questo il comportamento che uno dei paesi più ricchi e ritenuti più nobili del pianeta tiene per tenersi buone le proprie compagnie. La Svizzera è peraltro anche l’unico membro OCSE che permette ai parlamentari di sedersi in tutti i Consigli di Amministrazione nei quali desiderano stare. In pratica, un conflitto di interessi totalmente legalizzato. E nessuno apre bocca. La popolazione accetta questa palese aberrazione senza batter ciglio – la maggior parte non sa nemmeno che vige. D’altronde gli svizzeri sono ricchi, non hanno tempo per pensare agli abusi dei diritti umani che le corporation perpetrano. Il Parlamento in pratica è un’enorme lobby aziendale-bancaria. In questo ambiente di crimini da colletti bianchi, società come Glencore e Metalor possono prosperare facilmente.
Un referendum popolare che spingeva per un'”Estrazione Responsabile”, proposto di recente, è stato affossato nel Parlamento svizzero dalla lobby mineraria ivi presente. In riguardo alla pratica referendaria, è prassi comune che esecutivo e Parlamento esprimano il proprio voto prima della votazione pubblica: altra pratica sleale, in quanto in grado di influenzare la decisione finale degli elettori.
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Nel mentre, il governo peruviano accusa la fonderia svizzera Metalor di acquistare in Perù tonnellate di oro da fonti sospette – in sostanza, “oro insanguinato”. La compagnia è anche indagata per partecipazione esterna in associazione criminale e per riciclaggio di denaro [sempre dai contratti di oro illecito] (OjoPúblico, Perù, 14 marzo 2019):
“Nel periodo che va dal 2001 al 2018, il Gruppo Metalor è stato l’importatore esclusivo di oro proveniente da attività minerarie illegali, vendute o spedite da Minerales del Sur SRL (Minersur), per un importo superiore ai 3,5 miliardi di dollari USA. Metalor ha il proprio quartier generale nel cantone di Neuchatel, in Svizzera”.
Una di queste fonti illegali è La Rinconada. Un’altra è lo scavo a Madre de Dios, regione amazzonica del Perù, dove migliaia di ettari di foresta pluviale sono state devastate e razziate da organizzazioni di stampo mafioso. Metalor nega tutto, asserendo che fa affari solo con compagnie minerarie rispettabili. Il caso è aperto, ma il fetore di illegalità che da molti anni circonda questa azienda nausea quasi quanto quello di Rinconada.
Perché per trovare questo metallo si distruggono l’ambiente, le preziose fonti di acqua dolce, lo spirito umano, si seminano conflitti tra intere società, devastando il loro tessuto sociale ed arrecando morte a milioni di persone, per secoli, nelle regioni sfruttate? Il vero valore industriale dell’oro è solo del 15-20% di quello speculativo di mercato. La febbre è però tale che le banche si sono inventate l'”oro di carta”. In pratica, Tizio e Caio possono ottenerlo senza che ci sia mai il bisogno di vedere il lingotto. La banca semplicemente emette un certificato, un pagherò, per una certa quantità di oro che, in teoria, potrebbe essere scambiato per un bene materiale qualora Tizio volesse portare il lingotto nel proprio caveau personale domestico. Non è così facile come sembra. L’oro cartaceo che circola supera 100 volte in quantità quello reale disponibile sul mercato. Se tutti volessero scambiarlo con quello reale, il sistema bancario collasserebbe, o comunque non sarebbe fisicamente in grado di effettuare la conversione.
Il caso più eclatante ha riguardato la Germania, la quale, da tradizione, ne teneva circa 1.200 tonnellate, del valore di circa $50 miliardi, depositate nella FED di New York. Nel 2013, quando i tedeschi hanno scoperto che il proprio oro era conservato al di fuori dei confini nazionali, si è scatenata una rivolta pubblica. La Bundesbank aveva dunque espresso l’intenzione di ritirarlo e rimpatriarlo entro il 2020. La FED ha però risposto picche. Non lo si è potuto toccare. Per caso la Federal Reserve stava utilizzando i lingotti tedeschi, nonché quelli di tanti altri paesi, depositati nelle proprie casse per effettuare operazioni di speculazione?
Sangue e criminalità sono intimamente legati all’oro, a quanto pare. Il sistema monetario per molto tempo si è basato su di esso. Il rublo russo e lo yuan cinese lo sono tuttora, sostenuti anche dalle rispettive economie. Le valùte occidentali invece oggi sono moneta fiat. Chissà, forse, per salvare dal collasso il dollaro americano e la sua piramide, l’Occidente potrebbe tornare di nuovo ad una sorta di gold standard, un mezzo comunque artificiale.
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Quanta parte dell’oro nelle riserve dei paesi di tutto il mondo è “insanguinato”? Quante persone, bambini ed intere generazioni dovranno vivere ancora nella miseria, la loro salute debilitata dall’esposizione ai metalli pesanti, fino a che la coscienza umana non sarà in grado di fermare questa follia? Bisogna chiudere inferni come quelli di Rinconada e Madre de Dios. Ed altre centinaia di miniere analoghe in tutto il mondo. Quando il valore dell’oro si allineerà al suo valore effettivo – cioè quello industriale, né più né meno – allora forse l’umanità ne acquisirà in dignità e rispetto reciproco.
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG
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