Di Mauro Indelicato
Il primo mondiale in Medio Oriente non è poi così lontano. Dalle kermesse sportiva giocata in Russia è già quasi passato un anno, a settembre nel continente sudamericano iniziano le prime partite di qualificazione, Qatar 2022 inizia ad essere quindi realtà. Ma qualcosa ancora non quadra. L’assegnazione del mondiale di calcio al paese arabo non manca ancora oggi di suscitare polemiche su due fronti: le condizioni dei lavoratori che stanno costruendo gli stadi e le presunte mazzette pagate alla Fifa per vincere la candidatura.
L’inchiesta del Sunday Times
L’assegnazione del mondiale del 2022 avviene nel dicembre 2010. Da allora è un susseguirsi di sospetti ed inchieste circa la regolarità delle votazioni che portano la coppa del mondo sulle rive del golfo Persico. Il Qatar è un paese molto piccolo, in uno spazio grande quanto l’Abruzzo devono essere tirati su almeno dieci nuovi avveniristici impianti per permettere lo svolgimento della competizione.
A livello logistico c’è perplessità sulla bontà del progetto, ma il paese arabo è tanto piccolo quanto ricco: petrolio e soprattutto gas garantiscono introiti importanti, che permette a Doha di avere uno dei fondi sovrani più ricchi al mondo. Ecco uno dei motivi per i quali si pensa che, nel dietro le quinte delle votazioni, i petrodollari possano aver pesato sull’assegnazione.
A tornare sull’argomento, già in realtà affrontato nel 2014 su diverse testate internazionali, è il Sunday Times. Un’inchiesta del giornale britannico mostra un presunto giro di mazzette da mezzo miliardo di Dollari che da Doha raggiungono direttamente i vertici della Fifa in Svizzera. Tutto questo a pochi giorni dai passi più importanti che portano il 2 dicembre 2010 all’assegnazione al Qatar del mondiale 2022.
Non solo il pagamento di 400 milioni di dollari effettuato dal fondo sovrano qatariota, ma anche l’interessamento dei vertici di Al Jazeera, la tv all news che ha sede proprio a Doha. L’emittente avrebbe offerto, secondo i documento svelati dal Sunday Times, cento milioni di Dollari per i diritti di trasmissione se il mondiale fosse assegnato al Qatar.
Un totale quindi di mezzo miliardo, capace di influenzare in maniera decisiva l’esito delle votazioni. A questi, occorre aggiungere altri 480 milioni di dollari promessi alla Fifa sempre per il discorso riguardante i diritti tv. Qualche anno fa l’organo di controllo della federazione calcistica effettua un’inchiesta su quell’assegnazione, poi però archiviata proprio poche settimane dopo la promessa dei 480 milioni di dollari.
Il Sunday Times riferisce di alcune risposte arrivate dalla Fifa dopo che lo stesso ente che gestisce il calcio internazionale viene contattato dai giornalisti inglesi. In queste risposte, la federazione afferma che le accuse documentate dal Sunday Times sono oggetto di commenti e valutazioni interne già dal 2017, le conclusioni dal giugno di quell’anno sono visionabili presso il sito della Fifa: “Il nostro ente – scrivono dalla sede del ‘governo del calcio’ – Collabora con tutte le autorità per fare luce sulla vicenda”. Ma, c’è da scommetterci, da qui al 2022 il mondiale in Qatar è destinato a fare ancora discutere.
Possibile il nuovo format già nel 2022?
Intanto prende piede l’idea di assistere già fra tre anni all’esordio del mondiale a 48 squadre, a dispetto delle 32 attuali. Una formula già approvata, ma la cui entrata in vigore è prevista soltanto nel 2026, quando la coppa del mondo sarà giocata tra Usa, Messico e Canada. Adesso la Fifa però vorrebbe anticipare i tempi e portare all’allargamento della competizione nell’edizione di Qatar 2022. L’Associated Press rivela un rapporto di 81 pagine redatto da alcuni dirigenti Fifa, che dovrebbe essere discusso a giugno: in esso, per l’appunto, è spiegato il progetto del mondiale a 48 squadre fra tre anni.
Il torneo sarebbe organizzato con la consuetudinaria divisione tra fase a gironi e fase ad eliminazione diretta, ma ci sarebbero molte più partite da giocare. Infatti i gironi passerebbero dagli attuali otto, formati da quattro squadre, ai 16 con all’interno tre formazioni. Le prime due vanno ai sedicesimi di finale, con a quel punto il tabellone che scorrerebbe con un formato “tennistico” fino alla finale.
Chiaro quindi che per realizzare un progetto del genere, occorrono più stadi che il Qatar non può permettersi. E questo sia perché è difficile stravolgere il progetto a tre anni dal fischio d’inizio del mondiale, sia perché fisicamente non c’è spazio per la costruzione di nuovo impianti. Ecco quindi che, secondo il rapporto reso noto dall’Ap, l’allargamento del mondiale a 48 squadre si potrebbe effettuare soltanto se al Qatar si affiancano altri Stati nell’organizzazione.
A livello di forza economica e sotto il profilo logistico, si potrebbe pensare agli Emirati Arabi Uniti ed all’Arabia Saudita come altri paesi ospitanti. Ma, a livello politico, il progetto non è fattibile. Si tratta di governi che dal giugno 2017 applicano al Qatar pesanti sanzioni internazionali. Si pensa dunque ad altri Stati della regione, seppur non confinanti. In pole position, per affiancare Doha ci sarebbero Kuwait e Oman. Ma, per l’appunto, tra scandali e politica, tutto è ancora da vedere.
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