Di Luca Romano
Nell'Italia della burocrazia tutto è possibile. Anche questo. Una signora ogni mattina si sveglia per tenere aperto il suo negozio di articoli vintage a Schio, piccola frazione in provincia di Vicenza.
La speranza è quello di venderlo a qualche appassionato, così come i tanti mobili dell''800 o del '900. A un certo punto un distinto signore si avvicina alla vetrina e nota un televisore portatile arancione. Risale agli anni '60. Bello, bellissimo. È un Radiomarelli che meriterebbe un posto in ogni casa. Chissà, forse Fabiola Ruaro (la titolare del negozio) avrà pensato che quell'uomo fosse interessato ad acquistarlo. Costo: appena 40 euro. Un elemento di arredo.
Ma quel signore in realtà è un ispettore Rai, come spiega il Giornale di Vicenza. "Lei lo paga il canone per quell'apparecchio", avrebbe chiesto alla titolare del negozio. "No, non so nemmeno se funziona, è inattivo da lustri. E comunque senza decoder non potrei ricevere i programmi. L’ho messo in vetrina perché è colorato e lo vendo a 40 euro come elemento di arredo", spiega lei. Ma è tutto inutile. Il canone, ovvero la tassa sul possesso del televisore, va pagata per il semplice possesso del tivvù. E così la Ruaro sarà costretta a versare l'obolo. "Pagherò", dice lei. "Ma ho già dato disdetta. Mai più tv in negozio".
"Non bastavano la fattura elettronica, le tasse e la burocrazia: a questa commerciante viene imposto il pagamento del canone rai per una tv d'antiquariato utilizzata solo per esposizione- commenta Giorgia Meloni - Ma che bisogna fare per liberare le imprese da uno stato così cretino?".
Commenti
Posta un commento
Partecipa alla discussione