Di Maurizio Blondet
Macron non ha solo “richiamato l’ambasciatore” contro l’Italia. Ha anche fatto sapere alla Germania che intende votare contro il Nord Stream 2 in un voto previsto nella UE venerdì. Il che metterà in pericolo il discusso progetto a cui tanto Berlino tiene, perché la Germania non può contare su una maggioranza di stati favorevoli. Dati i rapporti tesi degli europei con Mosca, sostiene Parigi, il progetto sostenuto da Berlino con Gazprom crea “problemi strategici” . “Non vogliamo aumentare la nostra dipendenza dalla Russia e quindi danneggiare gli interessi di paesi dell’UE come la Polonia e la Slovacchia”, ha affermato a Parigi.
Solo pochi giorni dopo lo “storico” accordo di Aquisgrana, che doveva sancire una sostanziale “fusione-acquisizione” della Francia con la Germania, sembra uno sgarbo paradossale. Ma è probabilmente una mossa giusta in un paese che ha (diversamente da noi) una chiara visione dell’interesse nazionale: Parigi ha concesso tutto, troppo, dalla condivisione al seggio nel consiglio di sicurezza ONU fino alla ventilata disponibilità atomica – e Berlino non ha dato né concesso niente in cambio. Adesso il Quai d’Orsay fa capire a Berlino che il tempo dei regali è finito, Berlino deve pagare per avere Parigi a fianco in Europa. Fare le riforme in senso europeista. E se è così, fa benissimo.
“La decisione di Macron di non partecipare alla conferenza sulla sicurezza di Monaco può essere dovuta a vari motivi. Ma l’annullamento della comparsa di Merkel a fianco di Macron è sempre un segnale simbolico che sarà attentamente monitorato nel resto dell’UE”, scrive preoccupato Henrik Henderlein, un politologo tedesco super-europeista (dirige il Delors Institute). Ed enumera:
Parigi e Berlino sono attualmente in disaccordo su NordStream, l’approfondimento dell’Unione Monetaria, sulla la politica commerciale, la sicurezza/difesa dell’UE, sull’Arabia Saudita, per citarne solo alcuni. Su questi temi entrambe le parti giocano giochi tattici, invece di definire obiettivi strategici congiunti. Una vera amicizia richiede molto di più.
Su NordStream, la Francia ha ora messo in rilievo la posizione intrinsecamente contraddittoria del governo tedesco. Berlino ha fatto sempre finta di niente sul progetto con Gazprom, non rispondendo alle critiche e andando avanti; era un segnale implicito al resto dell’UE. Una Germania davvero più europeista sarebbe stata più attenta riguardo a NordStream. Parigi sta facendo le domande giuste. Il 2019 continuerà a far mostrare pubblicamente la nuova divergenza fra Berlino e Parigi, e ciò mi preoccupa: se Francia e Germania non riescono ad accordarsi su questioni strategiche fondamentali, chi può farlo nella UE? Entro i prossimi pochi mesi dovranno essere prese decisioni cruciali sulle più alte poltrone della UE, sul bilancio dell’Unione, sul bilancio dell’eurozona. Non possiamo permetterci un legame debole fra Berlino e Parigi. Putin, Orbàn, Salvini faranno scorta di popcorn”.
In un’altra batosta per le nuove ambizioni tedesche, la Kommissaria europea alla concorrenza, Marghret Vestager (danese) ha vietato la fusione tra Alstom e Siemns, che avrebbe creato un supermonopolio ditreni e ferrovie, sotto guida Siemens e con Alstom in posizione subordinata. Immediatamente il governo tedesco ha strillato su questo divieto che gli impedisce di creare il primo “campione nazionale” del progetto Altmaier, e promesso che cambierà – cancellerà le leggi eurpee anti-trust che impediscono tali fusioni strategiche. Commento dell’economista tedesco Marcel Fratszcher (Humboldt University): Ecco un tipico doppio standard germanico. Noi tedeschi siamo bravi a lamentarci degli altri Stati membri che infrangono le norme europee, ma diventiamo furiosi se le norme europee sono applicate agli interessi tedeschi.
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