Marco Marsilio, il candidato di Fratelli d’Italia a capo della coalizione di centrodestra, ha vinto le elezioni regionali in Abruzzo con il 48 per cento dei voti. Ha superato il candidato del centrosinistra Giovanni Legnini, che ha ottenuto il 31 per cento, e la candidata del Movimento 5 Stelle Sara Marcozzi, che è arrivata appena sopra il 20. L’affluenza è stata del 53,12 per cento, molto inferiore rispetto al 61,55 per cento delle regionali del 2014 (alle politiche del 4 marzo 2018 era stata del 75,2 per cento).
La vittoria di Marsilio era ampiamente prevista, ma dentro al risultato delle regionali in Abruzzo ci sono diverse notizie e valutazioni, che potrebbero avere delle conseguenze anche nei rapporti interni alla maggioranza di governo di Lega e M5S. Nella coalizione del centrodestra, infatti, la Lega ha ottenuto oltre il 27 per cento dei voti, risultando di gran lunga il primo partito e quasi raddoppiando la percentuale ottenuta alle elezioni politiche, quando aveva preso il 13,8. Forza Italia è il secondo partito della coalizione, con meno del 10 per cento (alle politiche aveva preso il 14,4) mentre Fratelli d’Italia, il partito di Marsilio, ha ottenuto circa il 6 per cento.
La Lega, in sostanza, è sembrata svuotare completamente Forza Italia: ha guadagnato infatti oltre 60 mila voti, mentre il partito di Berlusconi ne ha persi più di 50 mila. Complessivamente il centrodestra ha ottenuto lo stesso risultato delle elezioni del 2008, quando il candidato di centrodestra Gianni Chiodi raccolse più del 48 per cento dei voti. La differenza principale è che oggi al posto del Popolo della Libertà di Berlusconi, che all’epoca prese il 35 per cento dei voti, c’è la Lega di Salvini che, anche se non riesce a fare altrettanto, ci si avvicina in maniera del tutto inaspettata.
Quello del centrodestra, e in particolare quello della Lega, è stato un gran risultato, soprattutto visto che il principale blocco alternativo a livello nazionale, il M5S, ha ottenuto quella che è decisamente una pesante sconfitta, per quanto suggerita dalle ipotesi delle settimane scorse. Marcozzi ha preso infatti poco più del 20 per cento dei voti, contro il 39,9 per cento del M5S delle scorse politiche: praticamente la metà , in percentuale.
Anche se tradizionalmente il M5S va molto meglio alle politiche che alle amministrative, il risultato di Marcozzi è ampiamente sotto le aspettative, anche perché era una candidata piuttosto forte e la cui campagna elettorale era stata molto sostenuta dal capo politico del M5S Luigi Di Maio negli ultimi giorni. Marcozzi, inoltre, ha ottenuto praticamente lo stesso risultato delle elezioni 2014, quando superò di poco il 21 per cento. Il fatto che abbia peggiorato il risultato è un pessimo segnale per il Movimento 5 Stelle, poiché significa che gli ultimi cinque anni di lotta politica locale e otto mesi di governo nazionale non sono serviti a migliorare il proprio consenso.
L’altra notizia uscita dalle elezioni regionali in Abruzzo è il risultato del centrosinistra, che è stato migliore del previsto. La coalizione che sosteneva Legnini, ex presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, ha superato il 31 per cento: alle politiche, il centrosinistra si era fermato al 17,6 per cento. Nonostante Legnini sia stato a lungo deputato e senatore del Partito Democratico (e prima ancora dei Democratici di Sinistra), la sua era una candidatura “civica”. Il PD, infatti, ha preso circa l’11 per cento dei voti (alle politiche era arrivato al 13,8 per cento) e la maggior parte dei voti ottenuti da Legnini sono arrivati dalle altre liste civiche collegate.
Sulla base di queste considerazioni nelle ultime ore si è cominciato a parlare di come il risultato in Abruzzo possa influenzare la politica nazionale. Il risultato della Lega, infatti, conferma una tendenza che i sondaggi rilevano ormai da diversi mesi: cioè l’affermazione del partito di Matteo Salvini come prima forza politica in molte zone d’Italia. L’Abruzzo dimostra che la Lega non è molto forte soltanto nel Nord Italia, dove tradizionalmente raccoglie i suoi maggiori consensi. Il governo attuale si era formato su basi diverse: il M5S era saldamente il primo partito italiano, con praticamente il doppio dei voti rispetto alla Lega. La situazione ora non è ribaltata, ma sicuramente le gerarchie sembrano cambiate. Bisognerà però vedere se questa tendenza sarà confermata dalle altre elezioni in programma nelle prossime settimane e nei prossimi mesi: le prime saranno quelle in Sardegna, il 24 febbraio, seguite un mese dopo da quelle in Basilicata. L’appuntamento più importante saranno in ogni caso le elezioni europee, previste per la fine di maggio.
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