Durante la prima riunione di gabinetto del 2019, il presidente Trump nel suo intervento a braccio con la stampa ha difeso l’invasione sovietica dell’Afghanistan nell’ottica di un’apologia del disimpegno americano nella regione.
«Il motivo per cui la Russia andò in Afghanistan fu di evitare di essere invasa dai terroristi. Aveva tutti i diritti a trovarsi lì. Il problema è che fu una dura battaglia, che li fece andare letteralmente in bancarotta, e così l’Unione Sovietica dovette tornare a chiamarsi “Russia”. Un sacco di questi luoghi di cui si discute non fanno più parte della Russia a causa dell’Afghanistan».
Probabilmente Trump con questo esempio ha davvero voluto solo avvalorare la sua politica neo-isolazionista, offrendo l’immagine di un Afghanistan come di una “Polonia d’Oriente” (per citare Marx): non credo le sue affermazioni avessero anche intenti revisionistici, nonostante nella letteratura islamofobica di destra sia da sempre presente il leitmotiv dell’Unione Sovietica “dalla parte giusta della storia” quando mandò l’Armata Rossa a schiacciare i mujaheddin.
In ogni caso attraverso tali dichiarazioni anche nell’ambito delle relazioni internazionali Trump si dimostra sempre più distante dai predecessori ai quali sostiene di ispirarsi (segnatamente Ronald Reagan e Rambo).
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