Occhiali scuri e pizzetto, camminava per le strade di Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, l’ex terrorista Cesare Battisti, quando è stato catturato. In un video diffuso dal profilo Twitter della Polizia di Stato, si vede l’ex leader dei Proletari armati per il comunismo, maglietta nera e jeans, camminare spedito tra i negozi pochi istanti prima che lo prendessero: sulle sue tracce un team di poliziotti di Criminalpol, Antiterrorismo e Digos Milano che, con la collaborazione dell’intelligence italiana, lo ha pedinato fino all’arresto da parte della polizia boliviana.
Gli agenti dell’Aise sono stati sulle tracce di Battisti «da subito dopo la fuga». Fonti dell’Intelligence spiegano che «da giorni gli 007 avevano individuato il rifugio del leader dei Pac in Bolivia». Poi «nelle ultime ore è arrivata la svolta che ha consentito la cattura». L’ex terrorista rossa - sempre secondo fonti di intelligence - aveva pianificato da mesi e nei dettagli la fuga dal Brasile.
Ma sono state mail e telefonate a tradirlo. Come riferiscono gli uomini della polizia di Milano che erano sulle sue tracce di Battisti con l’Interpol e l’intelligence «a incastrarlo sono state le indagini tecniche. D’altra parte, non lo abbiamo mai mollato. Lo tenevamo sotto controllo da sempre, lui e il suo entourage» e, anche se cambiava telefonini in continuazione, il monitoraggio della sua rete di protezione ha aiutato a non perderne le tracce. Si «sentiva al sicuro» per via delle sue conoscenze». Secondo fonti della polizia di Milano la rete a difesa dell’ex leader dei Pac non era formata da ex terroristi, ma da personaggi della sua area politica di riferimento e da altri soggetti con cui era entrato e rimasto in relazione negli anni della latitanza. Quando hanno creduto di aver individuato l’ex terrorista, gli 007 hanno cominciato a tenerlo sotto controllo e ad eseguire tutta una serie di verifiche tecniche (comparazioni di immagini, confronti fotografici, osservazioni dirette) per avere la certezza dell’identificazione.
Battisti si sarebbe collegato anche ai social durante questo periodo di fuga. Le indagini, infatti, sono partite proprio dai controlli su 15 tra cellulari, tablet e pc intestati a vari prestanome o riconducibili all’entourage dell’ex terrorista e da lui usati per connettersi ai social. Dai 15 supporti informatici è stata fatta una scrematura e sono stati individuati tre telefoni usati personalmente da Battisti. Quando è stato catturato, mentre passeggiava per la strada di Santa Cruz de la Sierra «camuffato» con pizzetto e occhiali neri, Battisti «si guardava sempre intorno». Forse si sentiva braccato.
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