Referendum, altro scontro al governo. Salvini: “Serve quorum”. Fraccaro: “Va cancellato”

gen 6, 2019 0 comments

Ancora uno scontro nel governo. Il vicepremier leghista Matteo Salvini ha annunciato che nel referendum è necessario mantenere un minimo di quorum. Una dichiarazione che ha scatenato la reazione di Riccardo Fraccaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento, che ha commentato: “Il contratto prevede che sia cancellato”.
Dopo lo scontro sull’accoglienza dei migranti, Lega e M5s tornano a confrontarsi e la tensione è palpabile. Stavolta si parla della proposta di legge costituzionale sul referendum propositivo presentato dal Movimento 5 stelle, che la prossima settimana sarà all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera. Parlando al Tg3, Salvini ha dichiarato: “Coinvolgere i cittadini è fondamentale, la Svizzera è un modello però un minimo di quorum bisogna metterlo altrimenti qui si alzano in dieci la mattina e decidono cosa fare”.
La risposta non si è fatta attendere la 5stelle Fraccaro, che ha replicato: “Sulle riforme costituzionali la centralità spetta al Parlamento e non al Governo. Saranno le Camere, non il ministro Salvini né il ministro Fraccaro, a deliberare in merito al quorum per il referendum propositivo, con la consapevolezza che le riforme richiedono quanto meno il tentativo di costruire il maggior consenso possibile e di ascoltare tutti, soprattutto le opposizioni”.
Fraccaro ha poi ricordato al vicepremier e ministro dell’Interno: “Condivido con Salvini l’idea che la Svizzera sia un modello e che i cittadini vadano coinvolti sempre di più nei processi decisionali. A tal propositivo va ricordato che in Svizzera c’è il quorum zero e che anche il contratto di Governo prevede espressamente di cancellare il quorum, proprio per incentivare la partecipazione attiva. Detto questo, sulle riforme costituzionali la centralità spetta al Parlamento e non al Governo”.
Intanto il Pd è pronto a presentare  67 emendamenti alla proposta di legge costituzionale sul referendum propositivo, che da mercoledì 9 gennaio sarà all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera e in Aula probabilmente la settimana successiva. Scade invece il 7 gennaio il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti. Quelli dei Dem riguardano soprattutto la richiesta di un quorum (assente nel testo originario) e i limiti specifici ai temi su cui proporre un referendum.
La proposta di riforma costituzionale, avanzata dal Movimento 5 stelle e dalla Lega e considerata un provvedimento-bandiera del ministro per i Rapporti con il Parlamento, intende modificare l’articolo 71 della Costituzione, introducendo la possibilità di proporre una legge di iniziativa popolare. A chiederlo devono essere 500 mila elettori, il testo deve essere esaminato e approvato entro 18 mesi dal Parlamento, ma non è previsto un quorum per la validità del referendum.
Contrario il Pd che nella relazione di minoranza del deputato Stefano Ceccanti, ricorda: “La logica della democrazia è e deve restare primariamente rappresentativa, anche se può e deve avere correttivi aggiornati di democrazia diretta”. Imprescindibile per i Democratici è la necessità del quorum perché “non si può eliminare del tutto l’esigenza affidandosi al solo voto dei partecipanti, lasciando la strada aperta a possibili dittature di minoranze”. E servono limiti espressamente indicati sugli argomenti: quindi ‘no’ a richieste di referendum sulle leggi di spesa né in materia fiscale o su temi che possano incidere sui principali articoli costituzionali sulle libertà fondamentali.

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