Di Davide Malacaria
Nell’elezione in Alabama abbiamo realizzato una “false flag” con finti troll russi: questa la vanteria dell’amministratore delegato della New Knowledge – una società americana specializzata in cybersecurity -, contenuta in un documento rivelato dal New York Times il 19 dicembre 2018.
Scopo dell’operazione segreta era quello di far credere che i russi sostenessero il candidato repubblicano, il quale perse a sorpresa quell’elezione straordinaria che assegnava un seggio del Senato rimasto vacante.
Una manipolazione condotta grazie all’ausilio di figure importanti, come il miliardario patron di Linkedin, Reid Hoffman, e altre società di cybersecurity vicine al partito democratico.
La New Knowledge non è un’azienda qualsiasi: ha firmato uno dei due rapporti pubblicati a metà dicembre dall’Intelligence Committee del Senato americano sulle ingerenze indebite dei russi a favore di Trump nelle presidenziali del 2016.
Uno scandalo di dimensioni epocali. Scoperti, i protagonisti della vicenda hanno ammesso il fatto, ma riducendone la portata: si sarebbe trattato di una semplice ricerca.
Ma il 6 gennaio scorso il Washington Post ha rivelato un ulteriore documento che confermerebbe, in altri termini, quanto pubblicato dal giornale della Grande Mela.
Anche se i due media Usa attutiscono la portata dell’operazione – forse è troppo destabilizzante il quadro che ne emerge – lo scandalo è scoppiato.
Sul caso Alabama potrebbe aprirsi un’inchiesta. O forse no, dal momento che getta ombre sulla narrativa che vede Trump sostenuto da Mosca, accreditata dai servizi segreti di mezzo mondo.
Ne ho scritto in modo più dettagliato su Occhi della Guerra (cliccare qui).
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