Dopo aver ordinato il ritiro dalla Siria il presidente Usa, Donald Trump, ha deciso di dimezzare le truppe in Afghanistan. Lo ha confermato un responsabile dell’amministrazione statunitense sotto condizione di anonimato, confermando le voci di un ritiro imminente anche da Kabul. «La decisione è stata presa», ha affermato. Le scelte del presidente su Siria e Afghanistan, di cui non sarebbe stato messo al corrente il capo del Pentagono, il generale Jim Mattis, hanno provocato le dimissioni del ministro che ha dichiarato di non essere «in sintonia» con le scelte di Trump.
Attualmente ci sono oltre 14 mila soldati americani in Afghanistan. Secondo ilWall Street Journal i primi 7000 soldati potrebbero già rientrare nelle prossime settimane. Secondo altri media la riduzione, graduale, potrebbe portare a un azzeramento della presenza statunitense nel Paese.
Il turnover all’interno dell’amministrazione guidata dal presidente americano Donald Trump non ha precedenti nella storia recente della nazione. Secondo la Brookings Institution, uno dei più prestigiosi think tank statunitensi, si tratta del tasso più alto degli ultimi cinque presidenti. E la lista delle defezioni e dei licenziamenti nella West Wing non accenna a terminare.
Mattis, ricorda il New York Times, è il quarto membro del gabinetto a dimettersi o a essere allontanato dall’incarico in meno di due mesi. Gli ultimi erano stati Ryan Zinke, ministro degli interni dimessosi a causa di una indagine federale sui fondi pubblici utilizzati per i suoi viaggi e per conflitto di interessi; il generale John Kelly, capo di gabinetto, che lascerà l’incarico alla fine dell’anno sostituito da Mick Mulvaney; Jeff Sessions, ministro della giustizia, costretto alle dimissioni dopo essere uscito dalle grazie del presidente; Nikki Haley, ambasciatrice degli Usa alle Nazioni Unite, che lascerà il Palazzo di vetro alla fine dell’anno sostituita dalla ex giornalista e portavoce del dipartimento di Stato Heather Nauert.
Ma ci sono anche Scott Pruitt, ministro dell’Ambiente, dimessosi la scorsa estate; H.R. McMaster, consigliere per la sicurezza nazionale sostituito a marzo da John Bolton; Rex Tillerson, segretario di Stato licenziato sempre a marzo e sostituito da Mike Pompeo. La lista ovviamente continua a ritroso. Non va meglio nel settore della Comunicazione, dal momento che la Casa Bianca ha avuto già 4 direttori diversi sin dall’insediamento del gennaio 2017. Tra essi vale la pena citare Anthony Scaramucci, che non riuscì a concludere una settimana in carica.
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