La procura di Catania ha deciso il sequestro preventivo della nave Aquarius per un’inchiesta sulla gestione di rifiuti pericolosi a rischio infettivo, che secondo l’accusa sarebbero stati scaricati in maniera indifferenziata in 11 porti italiani. Aquarius è una delle navi che per mesi avevano soccorso migranti nel Mediterraneo: è gestita dalle ong Medici Senza Frontiere e da SOS Mediterranée e attualmente si trova al porto di Marsiglia, in Francia. Secondo fonti sentite dal Corriere della Sera, la nave sarà sequestrata non appena rientrerà in Italia.
Non è la prima volta che la procura di Catania si concentra sulle attività delle ong che soccorrono i migranti: il suo capo Carmelo Zuccaro in passato ne ha criticato – a volte senza prove – e indagato l’attività, senza mai arrivare a qualcosa di concreto.
Repubblica, che ha visto le carte dell’inchiesta, ha scritto che ci sono 14 indagati fra Medici Senza Frontiere e le società che per loro si occupavano di smaltimento dei rifiuti, accusati a vario titolo di avere «sistematicamente condiviso, pianificato ed eseguito un progetto illegale di smaltimento di un ingente quantitativo di rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, derivanti dalle attività di soccorso dei migranti a bordo della Vos Prudence e dell’Aquarius e conferiti in modo indifferenziato, unitamente ai rifiuti solidi urbani, in occasione di scali tecnici e sbarco dei migranti». Secondo i giornali italiani, la procura di Catania ha anche bloccato circa 460mila euro trovati nei conti bancari di Medici Senza Frontiere.
L’ufficio stampa di Medici Senza Frontiere, sentito da Repubblica, ha commentato in questo modo il sequestro: «Abbiamo sempre seguito le procedure standard previste nei porti e le autorità competenti non hanno contestato queste procedure nè individuato alcun rischio per la salute pubblica da quando Msf ha avviato le attività in mare nel 2015. Siamo pronti a chiarire i fatti e a rispondere delle procedure che abbiamo seguito». Claudia Lodesani, presidente della sezione italiana di Medici Senza Frontiere, ha scritto su Twitter che l’associazione ha «i protocolli di smaltimento rifiuti tra i più all’avanguardia nei progetti in cui lavoriamo».
Fra le attività citate dai giornali – e quindi dalla procura, che ha fatto trapelare le carte – come potenzialmente illegali c’è per esempio un episodio del 10 maggio, quando la Guardia di finanza «sequestrò un carico di rifiuti appena trasbordato dalla nave e trasportato da un autocarro compattatore al deposito della società cooperativa “La Portuale II”. Lì, tra i 15 metri cubi di rifiuti dichiarati dal comandante dell’Aquarius quali rifiuti alimentari e speciali indifferenziati (carta e plastica), erano presenti 2 metri cubi (80 kg) di rifiuti pericolosi a rischio infettivo tra cui indumenti dismessi dai migranti potenzialmente contaminati da virus ed altri agenti patogeni, nonché rifiuti sanitari a rischio infettivo derivanti dall’attività di assistenza medico-sanitaria prestata a bordo ai migranti».
La procura di Catania non è nuova a iniziative di questo tipo: in passato cercò di dimostrare il presunto legame tra ong e trafficanti di esseri umani – il procuratore Carmelo Zuccaro disse che l’esistenza di questi legami gli risultava «da internet» – prima che l’indagine fosse archiviatadalla procura antimafia di Palermo. Fu inoltre la procura di Catania a chiedere l’archiviazionedelle accuse contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini per la vicenda della nave militare Diciotti risalente allo scorso agosto.
In queste ore giornalisti ed esperti che si occupano di immigrazione stanno studiando le carte e le informazioni che stanno trapelando dall’inchiesta: Matteo Villa, un ricercatore dell’ISPI che si occupa spesso di immigrazione, ha notato che nel documento con cui il giudice per le indagini preliminari di Catania ha approvato il sequestro dell’Aquarius si lascia intuire che al momento le prove a carico degli indagati non siano proprio solidissime: «non occorre la prova della sussistenza degli indizi di colpevolezza, né la loro gravità, né il ‘periculum’ richiesto per il sequestro preventivo di cui all’art. [omissis], essendo sufficiente accertarne la confiscabilità», si legge nel documento.
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