FATTO QUOTIDIANO
Crollano 9 anni di silenzi sulla morte di Stefano Cucchi. La svolta su quanto accaduto nella notte del 15 ottobre 2009 dopo il fermo del giovane alla periferia di Roma arriva grazie a uno dei carabinieri imputati nel processo. “Fu pestato da Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro“, ha scritto in una denuncia presentata a giugno Francesco Tedesco, pure lui imputato nel procedimento che vede accusati 5 militari. Lo stesso Tedesco, Di Bernardo e D’Alessandro devono rispondere di omicidio preterintenzionale, mentre Roberto Mandolini di calunnia e falso, e Vincenzo Nicolardi di calunnia. “Il muro è abbattuto”, è stato il primo commento di Ilaria Cucchi, sorella del geometra di 31 anni, deceduto una settimana dopo il fermo all’ospedale Pertini. È la prima volta infatti che una delle persone coinvolte nei processi dichiara che quanto sostenuto dalla procura di Roma è vero. “Una morte – ha sottolineato il presidente della Camera, Roberto Fico – che non può avvenire in un Paese civile”.
Il verbale di Tedesco: “Schiaffi e calci, poi cadde sul bacino”
A svelare la svolta nel caso è stato il pm Giovanni Musarò durante un’udienza. Il pubblico ministero ha rivelato come, il 20 giugno scorso, Tedesco abbia presentato una denuncia sulla vicenda, a seguito della quale, tra luglio e ottobre è stato sentito tre volte dai magistrati di piazzale Clodio. Lo scorso 9 luglio, Tedesco viene ascoltato (leggi tutte le dichiarazioni) e mette a verbale il suo racconto: “Gli dissi ‘basta, che c…fate, non vi permettete”, disse a Di Bernardo e D’Alessandro mentre uno “colpiva Cucchi con uno schiaffo violento in volto” e l’altro “gli dava un forte calcio con la punta del piede”. Poi precisa che “Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fece perdere l’equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino“.
“Nicolardi sapeva tutto. Scomparsa annotazione di servizio”
“In sintesi – ha aggiunto il pm – ha ricostruito i fatti di quella notte e chiamato in causa gli altri imputati: Mandolini, da lui informato; D’Alessandro e Di Bernardo, quali autori del pestaggio; Nicolardi quando si è recato in Corte d’Assise, già sapeva tutto“. I successivi riscontri della procura hanno portato a verificare che “è stata redatta una notazione di servizio – ha detto il pm – che è stata sottratta e il comandante di stazione dell’epoca non ha saputo spiegare la mancanza”.
“In sintesi – ha aggiunto il pm – ha ricostruito i fatti di quella notte e chiamato in causa gli altri imputati: Mandolini, da lui informato; D’Alessandro e Di Bernardo, quali autori del pestaggio; Nicolardi quando si è recato in Corte d’Assise, già sapeva tutto“. I successivi riscontri della procura hanno portato a verificare che “è stata redatta una notazione di servizio – ha detto il pm – che è stata sottratta e il comandante di stazione dell’epoca non ha saputo spiegare la mancanza”.
L’audio del 2015 tra D’Alessandro e la moglie: “Hai detto a tutti che lo avete picchiato”
L’avvocato di Tedesco: “Allontanò i colleghi. Poi costretto al silenzio”
Come spiega l’avvocato difensore di Tedesco, Eugenio Pini, “gli atti dibattimentali e le ulteriori indagini individuano nel mio assistito il carabiniere che si è lanciato contro i colleghi per allontanarli da Stefano Cucchi, che lo ha soccorso e che lo ha poi difeso”. “Ma soprattutto – continua – è il carabiniere che ha denunciato la condotta al suo superiore ed anche alla Procura della Repubblica, scrivendo una annotazione di servizio che però non è mai giunta in Procura, e poi costretto al silenzio contro la sua volontà. Come detto, è anche un riscatto per l’Arma dei Carabinieri perché è stato un suo appartenente a intervenire in soccorso di Stefano Cucchi, a denunciare il fatto nell’immediatezza e a aver fatto definitivamente luce nel processo”.
Come spiega l’avvocato difensore di Tedesco, Eugenio Pini, “gli atti dibattimentali e le ulteriori indagini individuano nel mio assistito il carabiniere che si è lanciato contro i colleghi per allontanarli da Stefano Cucchi, che lo ha soccorso e che lo ha poi difeso”. “Ma soprattutto – continua – è il carabiniere che ha denunciato la condotta al suo superiore ed anche alla Procura della Repubblica, scrivendo una annotazione di servizio che però non è mai giunta in Procura, e poi costretto al silenzio contro la sua volontà. Come detto, è anche un riscatto per l’Arma dei Carabinieri perché è stato un suo appartenente a intervenire in soccorso di Stefano Cucchi, a denunciare il fatto nell’immediatezza e a aver fatto definitivamente luce nel processo”.
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