Di Paolo Colonnello
Non esiste un «ragionevole dubbio» sull’innocenza di Bossetti che «non ha avuto un moto di pietà e ha lasciato morire Yara da sola in quel campo». Così il sostituto pg della Cassazione Mariella De Masellis nella sua requisitoria nel processo a Massimo Bossetti nella quale ha chiesto stamane la conferma dell’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Il Pg della Suprema corte, come c’era da aspettarsi, non ha avuto dubbi nemmeno sulla parte del ricorso relativa alla prova del Dna: «Non ci sono altri aspetti che possono essere esplorati. In questo processo non c’è stata alcuna violazione del contraddittorio, garantito nei due gradi di giudizio, in 50 udienze», ha detto la pg de Masellis, replicando ai 23 motivi di ricorso della difesa di Bossetti.
Ha quindi sottolineato che è stata «assolutamente corretta» l’attività di estrazione e repertazione”, «atti irripetibili e non differibili» compiuti quando il fascicolo risultava ancora a carico di ignoti e il nome di Bossetti non era nemmeno ipotizzabile. Il dna dell’uomo è stato prelevato attraverso l’alcol test, «Ã¨ un prelievo non coattivo» a cui Bossetti «ha dato il consenso».
«Il metodo del DNA nucleare - ha precisato - è consolidato e utilizzato fin dal 1985. Possiamo parlare di un’impronta genetica, un’evoluzione dell’impronta digitale, maggiormente identificativa della persona. Tanto che la stessa banca del dna tipizza il dna nucleare», ha detto ancora de Masellis, che ha anche ricordato come l’analisi genetica indicasse «il colore degli occhi azzurro chiaro che è esattamente il colore degli occhi di Bossetti». Secondo il magistrato è «una congettura da fantascienza» ritenere che siano stati utilizzati kit scaduti che abbiano dato un dna artificiale, anche perché nel caso «non avrebbero dato risultato».
In conclusione, de Masellis ha spiegato che «per dire che Bossetti è innocente dobbiamo dire che il dna di Ignoto 1 non è il suo, che Bossetti non è figlio di Guerinoni, che i Ris hanno modificato l’immodificabile, che è stata perseguita la necessità di trovare in Bossetti, una persona che nessuno conosceva, un capro espiatorio. Se tutto questo non lo possiamo dire non c’è ragionevole dubbio».
Dunque, oggi la Cassazione deciderà l’ultimo verdetto sull’omicidio di Yara Gambirasio, la ragazzina di 13 anni uccisa nelle campagne bergamasche il 26 novembre 2010.
Per il suo omicidio è stato condannato all’ergastolo il carpentiere Massimo Giuseppe Bossetti, carpentiere di Mapello, paesino poco distante dal luogo di ritrovamento del cadavere della ragazzina e dall’abitazione della stessa, a Brembate Sopra.
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