L’Ufficio parlamentare di bilancio non ha validato le previsioni macroeconomiche 2019 contenute nel quadro programmatico della Nota al Def perché sia la previsione di crescita del pil reale (1,5%) sia di quello nominale (3,1%) risultano troppo ottimistiche. Di conseguenza lo sono anche le stime dei rapporti deficit/pil e debito/pil. Secondo l’authority indipendente istituita nel 2014, incaricata di verificare se le stime del governo sono plausibili, le misure che verranno inserite nella manovra non saranno sufficienti per spingere il pil di uno 0,6% in piùrispetto allo 0,9% tendenziale come ipotizzato invece dall’esecutivo. Il presidente Giuseppe Pisauro in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato ha spiegato che per l’Upb e altri tre centri di ricerca indipendenti la crescita del pil reale l’anno prossimo arriverà al massimo al +1,3%.
onomia: una modesta proposta
Tria tornerà in audizione. M5s contro Upb: “Nominato da Renzi” – Dopo la bocciatura Partito Democratico, Forza Italia, Leu e Fratelli d’Italia hanno chiesto, in base alla legge 243 del 2012 che ha introdotto il pareggio di bilancio in Costituzione, che il ministro dell’Economia Giovanni Tria torni in audizione mercoledì mattina per modificare le stime o motivare la decisione di non fare variazioni. Marialuisa Faro, deputata del Movimento 5 Stelle, ha definito la bocciatura dell’Upb “priva di alcun fondamento scientifico e di profilo puramente politico” e ha insistito sul fatto che i tre componenti dell’Ufficio – Pisauro e i consiglieri Alberto Zanardi e Chiara Goretti – sono stati nominati dal governo Renzi. Sulla pagina Facebook del M5s è poi stato pubblicato un post che attacca: “Cosa potevamo aspettarci da un organismo che risponde ancora ad una ex maggioranza oggi ridotta a rabbiosa opposizione?”. Ma nel 2016 l’Upb espresse giudizio negativo anche sulla Nadef di Renzi e Pier Carlo Padoan, che per rimediare dovette chiedere in Parlamento l’autorizzazione ad aumentare il deficit per “giustificare” la maggior crescita prevista.
Salvini e Di Maio: “Non si cambia” – I vicepremier Matteo Salvini eLuigi Di Maio, entrando a Palazzo Chigi per un vertice con il premier Conte e Tria, hanno però rigettato il giudizio dell’Upb annunciando che non intendono cambiare l’impostazione della manovra: per Di Maio “sarebbe tradire i cittadini”. “Ascoltiamo tutti ma gli italiani ci chiedono di tirare dritto”, ha chiosato Salvini, aggiungendo: “Cresceremo anche di più del 2%, non dell’1,5%”. Sulla stessa linea il presidente del Consiglio: “I numeri della manovra di bilancio non sono assolutamente in discussione, anzi la manovra stessa si rafforza con il piano di investimenti per il Paese di cui domani discuteremo insieme alle principali aziende di Stato nel corso della cabina di regia qui a Palazzo Chigi”.
“Deviazione significativa rispetto alle regole europee” – L’Upb ha anche rilevato, come già anticipato dalla Commissione Ue, una deviazione “significativa” della regola sul saldo strutturale a cui si aggiunge una deviazione significativa “anche per la regola della spesa“. “Nel caso lo sforzo di bilancio per il 2019 venisse confermato nel Documento programmatico di bilancio (Dpb) e se tale sforzo fosse giudicato dalla Commissione Ue chiaramente al di sotto di quanto raccomandato dal Consiglio a luglio (aggiustamento strutturale di 0,6 punti), essa potrebbe considerare come “particolarmente grave” il mancato rispetto delle regole del Patto”.
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