Di Chiara Sarra
È morto a 77 anni e dopo una lunga malattina Gilberto Benetton, fondatore insieme ai fratelli Luciano, Giuliana e Carlo del gruppo Benetton e - con un patrimonio stimato in 2 miliardi di dollari era - dodicesimo uomo più ricco d'Italia secondo Forbes.
La sua salute è stata messa a dura prova negli ultimi mesi prima dalla morte del fratello Carlo, stroncato da un tumore a 74 anni, e poi - un mese dopo - dal crollo del ponte Morandi a Genova. Benetton era infatti vicepresidente di Edizione Srl, la finanziaria della famiglia Benetton, di Autogrill, e consigliere del Gruppo Benetton, di Atlantia (la società che gestisce Autostrade per l'Italia), Mediobanca, Pirelli & C. e Allianz.
Gilberto era "l'anima finanziaria" della famiglia trevigiana: se Carlo e Giuliana erano i tecnici e Luciano il creativo, è stato lui quello che con il supporto del manager più fidato, Gianni Mion, a creare l'impero da 10 miliardi che ha dato lustro internazionale alla dinastia. Sulla scorta di un piano di diversificazione iniziato a fine anni '80 con l'acquisto della Sme, da cui è nata Autogrill, e poi autostrade, aeroporti, immobili e partecipazioni finanziarie. Aveva seguito in prima persona l'aggregazione con gli spagnoli.
Nato il 19 giugno del 1941 a Treviso, dove ha radici e ancora la mente il gruppo della famiglia Benetton Gilberto era il secondogenito di quattro fratelli. È rimasto orfano assai giovane al punto che si è trovato a dover abbandonare gli studi presto, ad appena 14 anni. Ed è stato, peraltro, in famiglia quello che ha compiuto il percorso più lungo a scuola. La ricetta del successo, ha sempre ripetuto, è stata quella di saper dedicare la vita al lavoro e di costruire una perfetta suddivisione dei ruoli con gli altri fratelli. Ma soprattutto decisiva è stata la fiducia incondizionata che li ha sempre legati. Pochi i dissidi interni, uno su tutti l'investimento poco felice in Telecom che lui stesso definì "l'investimento peggiore".
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