Di Giordano Stabile
La Turchia ha rivelato di aver trovato «prove» dell’uccisione di Jamal Khashoggi durante la seconda ispezione al consolato saudita di Istanbul, questo pomeriggio. Funzionari del governo, rimasti anonimi, hanno detto che gli elementi provano che il giornalista è stato «ucciso lì».
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha aggiunto che alcune pareti dell’edificio sono state «ripitturate» di recente, forse per coprire le tracce. Le perquisizioni all’interno del consolato si sono svolte sotto la supervisione del procuratore capo di Istanbul Hasan Yilmaz e del procuratore investigativo Ismet Bozkurt.
Il monito dell’Onu
Questa mattina il capo dell’agenzia Onu per la difesa dei diritti umani, Michelle Bachelet ha chiesto all’Arabia Saudita e alla Turchia di rivelare «ogni informazione» sulla scomparsa del dissidente e chiesto che alla sede consolare e i funzionari sauditi sia sospesa l’immunità diplomatica, per facilitare le indagini.
Pompeo a Riad
L’Arabia Saudita sarebbe a questo punto pronta ad ammettere che Khashoggi è morto in «un interrogatorio andato male» durante un’operazione che aveva come scopo di rapirlo e riportarlo in Arabia Saudita. L’operazione sarebbe stata condotta senza avvertire i «massimi vertici» del Regno. Questa versione è stata probabilmente concordata fra Turchia, Stati Uniti e Arabia Saudita per uscire dall’impasse che rischiava di far saltare le alleanze statunitensi nella regione. Il segretario di Stato Mike Pompeo è arrivato oggi a Riad per incontrare Re Salman e il principe ereditario Mohammed bin Salman.
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