Di Angelo Scarano
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L'ira del Salento non si è fatta attendere e si è abbattuta sul Movimento 5 Stelle. Nonostante il maltempo, i comitati No Tap si sono trovati sul lungomare di San Foca a Meledugno, in provincia di Lecce, per protestare contro l'annuncio del Governo lega-stellato di realizzare il gasdotto trans-adriatico.
Gli attivisti hanno strappato le tessere elettorali e bruciato le bandiere del M5S. Un gruppo ha dato alle fiamme anche i manifesti con i volti dei parlamentari pentastellati eletti in Puglia. La manifestazione è stata organizzata in poche ore, dopo il via libera all'opera del premier Giuseppe Conte con l'avvallo del vicepremier Luigi Di Maio che parla di penali miliardarie nel caso in cui non dovesse essere realizzata. Tra i manifestanti anche i grillini della prima ora. "Dimettetevi traditori", gridano i No Tap, che chiedono conto delle promesse fatte in campagna elettorale. "Di Battista era in questa piazza e su questa panchina diceva che avrebbe chiuso il Tap in quindici giorni. Ma ci vuole coraggio, e non tutti hanno quello di Salvini", dice il sindaco di Meledugno, Marco Potti, in piazza assieme ad altri dieci primi cittadini della provincia. Il gasdotto trans-atlantico dovrebbe approdare proprio nel suo comune, lo stesso in cui il Movimento fondato da Grillo, nelle ultime elezioni politiche, aveva vinto con oltre il 63%. "Salvini per mantenere le promesse fatte ai suoi elettori se ne frega e porta avanti le sue idee, con cui non sono d'accordo, anche quando ci sono delle vite umane a rischio - dice Potti -. La parte gialla del governo, invece, sta perdendo tutto quello che ha guadagnato in sei anni di battaglia con i cittadini". "Ministra Lezzi vattene dal Salento", urlano gli attivisti, mentre bruciano i manifesti con i volti del vicepremier Di Maio e degli esponenti 5 stelle: i deputati del Movimento Soave Alemanno, Diego De Lorenzis, Michele Nitti, Veronica Giannone, Leonardo Donno e Giuseppe L'Abbate, i senatori Daniela Donno e Iunio Valerio Romano e, appunto, la ministra per il Sud, Barbara Lezzi. "Avete tradito il contratto di governo sottoscritto con i vostri elettori", si legge nel manifesto in fiamme. Per Gianluca Maggiore, portavoce dei No Tap "le fantomatiche penali di Di Maio da 20 miliardi sono false. A smentirle ci sono le dichiarazioni del suo stesso ministero. Di recente i nostri avvocati hanno fatto l'accesso agli atti ed è emerso che non vi è alcuna documentazione in cui si parla di valutazione costi e benefici. L'unica esistente è quella presentata da Socar, la società produttrice di gas che vuole realizzare il Tap". Nella risposta del Mise ai legali dei comitati No Tap, datata 27 settembre 2019, si legge: "Tap è un'opera la cui realizzazione non prevede finanziamenti dello Stato italiano. Una eventuale revoca dell'autorizzazione rilasciata e riconosciuta legittima da tutti i contenziosi amministrativi, col conseguente annullamento del progetto, causerebbe danni a soggetti privati, tra cui la società costruttrice, e pubblici, configurando richieste di rimborso degli investimenti effettuati, nonché dei danni economici connessi alle mancate forniture", e "attivando cause o arbitrati internazionali in base alle convenzioni internazionali firmate dall'Italia".
Alla fine il premier è sceso in campo. "Il complesso delle verifiche effettuate non ci offre alcuna possibilità di impedire la realizzazione del progetto Tap: allo stato, non sono emerse illegittimità o irregolarità dell'iter procedurale". Così il premier Giuseppe Conte in una lettera aperta indirizzata ai cittadini di Melendugno. Sul progetto, "mi sono impegnato a far riesaminare tutti i procedimenti autorizzativi e le varie deliberazioni sin qui adottate, in modo da far risaltare eventuali profili di illegittimità - aggiunge -. Avendo studiato subito nei dettagli il progetto, infatti, ho compreso da subito che questa era l'unica strada percorribile per impedire la realizzazione del progetto. Diversamente, lo Stato italiano si sarebbe ritrovato nella impossibilità di porre in discussione la realizzazione di una infrastruttura che lo avrebbe esposto a pretese risarcitorie insostenibili per il pubblico erario".
Il premier poi si è assunto ogni eventuale responsabilità . "Ho detto l'altro giorno che adesso è arrivato il momento di "metterci la faccia" e lo sto facendo io personalmente, a nome del governo. Mi dispiace, peraltro, che i parlamentari pugliesi siano stati criticati e contestati. Sono reazioni che mi sembrano a dir poco ingenerose. Sono stato personalmente testimone dell'appassionato e infaticabile impegno che hanno profuso, in tutti questi mesi, al fine di mantenere la parola assunta con i propri elettori. Se "colpa" deve essere, attribuitela a me".
"Caro Giuseppe Conte se sostieni che esistano carte nascoste e penali dimostralo. Se invece parli dei costi di un risarcimento erano ben conosciuti da tutti. In primo luogo da quelli che hanno detto che avrebbero chiuso il tap in due settimane. Fai la persona seria. Se poi occorre spiegarti la differenza tra penali e risarcimento del danno allora vuol dire che hai un problema come professore prima che come Presidente del Consiglio", ha attaccato l'ex ministro Carlo Calenda.
Bufera anche sul ministro Lezzi che ha risposto duramente agli attacchi: "Le maniere da teppistello con le quali il sindaco di Melendugno mi intima di non tornare lì non mi fanno paura perché non ho niente da temere", ha dichiarato il ministro per il Sud, Barbara Lezzi dopo le proteste dei no Tap. Riferendosi al sindaco di Melendugno Lezzi ha detto: "Non può dirmi dove andare, a casa mia ci torno quando e come voglio, perché non ho nulla di cui vergognarmi e vado a testa alta". E ancora: "Con i NoTap non ho mai avuto un buon rapporto. Non hanno mai calcato i nostri palchi, non hanno condiviso la battaglia sulla Tap con noi. E sono gli ultimi a poter chiedere le mie dimissioni. Per me le cose di fanno nella legalità . La battaglia si fa politica e nel merito. Non si organizza una protesta contro le forze dell'ordine. Nel 2013 abbiamo cercato l'aiuto di tutti i partiti politici per bloccare quella follia della Tap. Solo noi dicevamo di no. Per questo già nel febbraio scorso, durante la campagna elettorale, ho detto che sarebbe stato difficile bloccare la Tap. I costi sarebbero esorbitanti per il Paese, oltre al fatto che il viadotto ora è costruito per l'80% e la procedura è stata già chiusa dal governo precedente".
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