In Romania è fallito il referendum organizzato per modificare la Costituzione stabilendo che il matrimonio può avvenire solo tra un uomo e una donna: in questo modo sarebbero stati vietati – o sarebbe stata resa più difficile – la futura eventuale legalizzazione dei matrimoni gay. Il referendum, che si è tenuto sabato e domenica, è fallito perché non è stato raggiunto il quorum necessario del 30 per cento: è andato a votare solo il 20,4 per cento degli aventi diritto di voto. È un risultato inaspettato visto che venerdì secondo i sondaggi sulle intenzioni di voto, il 90 per cento degli intervistati si era detto a favore delle modifiche.
Il referendum era stato appoggiato dalla Chiesa ortodossa – in Romania i cristiani ortodossi sono oltre l’80 per cento della popolazione – e dalla Coalizione per la Famiglia, organizzazione che include più di 40 gruppi religiosi e conservatori. Aveva ricevuto anche grande sostegno da quasi tutte le forze politiche nazionali, a eccezione del partito Unione Salva Romania, nato nel 2015 per combattere la corruzione e formato sia da parlamentari progressisti che conservatori, e del presidente rumeno Klaus Iohannis, centrista e contrario agli estremismi religiosi.
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