Cosa dice la lettera con cui la Commissione Europea critica la manovra del governo

ott 18, 2018 0 comments

La Commissione Europea – nella persona dei commissari Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, rispettivamente vice presidente della Commissione e commissario per gli Affari economici – ha scritto una lettera al ministro italiano dell’Economia, Giovanni Tria, e quindi al governo italiano, per chiedere dei chiarimenti ed esprimere grande preoccupazione per i piani dichiarati dal governo Conte sulle spese dell’Italia stabilite con la prossima manovra economica, di cui il governo ha anticipato le linee generali alla Commissione con il Documento Programmatico di Bilancio. Anche per l’attesa di questo giudizio – e per la clamorosa accusa falsa pronunciata ieri da Luigi Di Maio – lo spread oggi è cresciuto al livello più alto da cinque anni e la borsa di Milano ha perso più di tutte le altre borse europee.
Confermando quanto ci si attendeva, nella lettera – che potete leggere di seguito tradotta in italiano – la Commissione nota che le previsioni di spesa del governo sforano molto i parametri stabiliti in modo comune dai paesi dell’Unione Europea, Italia compresa, e lo fanno senza precedenti nella storia; questo crea grandi preoccupazioni per la sostenibilità del già enorme debito pubblico italiano – cioè, in soldoni, la capacità dell’Italia di ripagare i suoi debiti – e per la volontà del governo di ridurlo, visto che i suoi piani violano gli impegni presi in precedenza.
Infine, la Commissione si dice molto preoccupata per il fatto che la manovra del governo sia stata bocciata dall’Ufficio parlamentare di bilancio(UPB), un organo indipendente che esiste dal 2014 e ha una funzione di vigilanza sulla finanza pubblica, che ha ritenuto che i conti e le stime del governo non stiano in piedi. Il governo italiano ora ha tempo fino a lunedì 22 ottobre per rispondere alla lettera della Commissione, provando a chiarire questi dubbi, promettendo modifiche alla manovra o respingendone le critiche.
In quest’ultimo caso, al termine di una procedura comunque non immediata, l’Italia rischia che venga aperta una procedura d’infrazione dall’Unione Europea; ma rischia soprattutto una conseguenza ben più grave e immediata, cioè l’aumento ulteriore della già alta sfiducia nei confronti del governo da parte dei soggetti a cui il governo progetta di chiedere molti soldi in prestito – risparmiatori, investitori, fondi pensione, i cosiddetti “mercati” – per realizzare le sue promesse, e ai quali deve offrire interessi sempre più alti.
Gentile Ministro,
La ringraziamo per l’invio alla Commissione del Documento Programmatico di Bilancio (DPB) dell’Italia per l’anno 2019.
Ai sensi dell’Articolo 7 del Regolamento (UE) n. 473/2013, e facendo seguito alla nostra lettera del 5 ottobre 2018, le scriviamo per consultarla sulle ragioni per cui i piani dell’Italia configurano “una violazione grave e manifesta delle raccomandazioni adottate dal Consiglio ai sensi del Patto di Stabilità e Crescita” per il 2019, il che rappresenta motivo di seria preoccupazione per la Commissione europea.
La raccomandazione rivolta all’Italia sull’aggiustamento richiesto ai sensi del Patto di Stabilità e Crescita, è stata, come per tutti gli altri Stati Membri, approvata all’unanimità dal Consiglio europeo del 28 giugno 2018 e adottata dal Consiglio dei Ministri dell’Unione europea, compresa l’Italia, il 13 luglio 2018.
Il DPB prevede un tasso nominale di crescita della spesa pubblica primaria netta del 2,7%, al di sopra dell’incremento massimo raccomandato (0,1%). Il deterioramento strutturale (ricalcolato) nel 2019 ammonta allo 0,8% del PIL, il che corrisponde a una deviazione significativa rispetto allo sforzo strutturale dello 0,6% del PIL raccomandato dal Consiglio il 13 luglio 2018 per l’anno 2019.
Sia il fatto che il DPB preveda un’espansione fiscale prossima all’1% del PIL, ove il Consiglio ha invece raccomandato al Paese un miglioramento del suo saldo strutturale, sia l’entità della deviazione (una differenza di circa l’1,5% del PIL) non hanno precedenti nella storia del Patto di Stabilità e Crescita.
Inoltre, in un contesto in cui il debito pubblico italiano è pari a circa il 130% del PIL, la nostra valutazione preliminare indica che i piani dell’Italia non garantirebbero il rispetto della regola di riduzione del debito concordata tra tutti gli Stati Membri, la quale richiede una costante riduzione del debito pubblico verso la soglia del 60% del PIL stabilita dai Trattati.
Nonostante in passato l’Italia sia stata considerata in violazione della regola di riduzione del debito, ci preme ricordarle che, quando la Commissione ha valutato la situazione del disavanzo e del debito italiani nel preparare i suoi rapporti ai sensi dell’Articolo 126(3) del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (compreso l’ultimo rapporto del maggio 2018), il rispetto di massima del braccio preventivo del Patto di Stabilità e Crescita è stato sempre un “fattore rilevante” di primaria importanza. Quindi, le conclusioni dell’ultimo rapporto 126(3) potrebbero necessitare una revisione, qualora tale conformità alle regole del braccio preventivo non dovesse più essere confermata in ragione della deviazione significativa pianificata dall’Italia. In relazione a ciò, notiamo anche che, secondo il DPB italiano, il raggiungimento dell’obiettivo di bilancio a medio termine non è previsto per il 2021.
Infine, osserviamo che le previsioni macroeconomiche sottostanti il progetto di bilancio dell’Italia non sono state validate dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB), l’organismo indipendente di monitoraggio fiscale in Italia. Ciò sembra in contrasto con l’esplicito dispositivo del Regolamento 473/2013 (articolo 4(4)), ai sensi del quale le previsioni macroeconomiche devono essere elaborate o validate da un organismo indipendente. Vorremmo quindi chiederle di chiarire le ragioni per le quali l’opinione dell’UPB non è stata presa in considerazione.
Questi tre elementi sembrerebbero configurare “un’inosservanza particolarmente grave degli obblighi di politica finanziaria definiti nel Patto di Stabilità e Crescita”, di cui all’Articolo 7(2) del Regolamento (UE) n. 473/2013.
La Commissione europea mira a proseguire un dialogo costruttivo con l’Italia per arrivare ad una valutazione definitiva.
La preghiamo di fornire le sue osservazioni entro Lunedì 22 Ottobre 2018, a mezzogiorno, al fine di consentire alla Commissione di tenerne conto prima di emettere il suo parere formale sul DPB. I nostri servizi rimangono a disposizione per assistere i suoi in questo processo.
Cordiali saluti,
Valdis Dombrovskis
Pierre Moscovici

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