La Bce non muoverà un dito per venire in aiuto dell'Italia qualora il governo o il settore bancario dovessero essere a rischio di liquidità.
"L'intervento ci sarà - hanno riferito fonti dell'Eurotower all'agenzia Reuters - soltanto se il Paese dovesse rientrare in un piano di salvataggio concordato con l'Unione europea". In poche parole, prima di ricevere un qualsiasi supporto economico, il governo italiano dovrà consegnare il Belpaese nelle mani di Bruxelles. Proprio come aveva fatto la Grecia otto anni fa.
Il governo continua a tirare dritto. E, dopo aver incassato il via libera del parlamento alla nota di aggiornamento del Def, si appresta a scrivere una manovra economica che di fatto la Commissione europea ha già bocciato. Matteo Salvini e Luigi Di Maio lo hanno ripetuto in lungo e in largo: "Non esiste un piano B". E così il saldo del rapporto deficit/Pil resterà al 2,4% e le misure cardine del Def (flat tax per le partite Iva, "quota 100" per il superamento della legge Fornero e redditi di cittadinanza) confluiranno nella manovra di fine anno. Si va allo scontro, insomma. Con le agenzie di rating, che già nei prossimi girni procederanno a declassare il sistema Italia, e i mercati che faranno di tutto per spingere all'insù lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi. Una mossa a tenaglia che, secondo gli analisti più catastrofisti, potrebbe portare il Paese sull'orlo del baratro. Proprio al fine di prevenire questo scenario apocalittico nei corridoi della Bce ha iniziato a farsi strada l'ipotesi del piano di salvataggio. Lo stesso, per intenderci, con cui è stata imbrigliata nel 2010 la Grecia. Non è un caso se ogni due per tre il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, continui a rievocare quel programma di aiuti che ha obbligato Atene a dure riforme, austerità e privatizzazioni.
In molti in Europa stanno scommettendo su una nuova crisi, questa volta tutta italiana. Agli investitori, la manovra gialloverde proprio non piace. E gli economisti della Bce vedono già all'orizzonte scenari a tinte fosche. "Per evitare una crisi del debito - fanno sapere dalla Banca centrale alla Reuters - l'Italia non potrebbe contare su di noi perché le norme dell'Unione europea non consentono alla Bce di aiutare un Paese se questo non ha già concordato un 'programma' di salvataggio, ossia un tipo di salvataggio concesso in cambio di restrizioni stringenti e di pesanti riforme economiche". Non solo. Sempre secondo le stesse fonti, qualsiasi tentativo di eludere queste regole "danneggerebbe la credibilità stessa della Bce e minerebbe la fiducia nell'unione monetaria da parte dei paesi creditori". "Qualora invece l'Italia assicurasse un salvataggio - è il ricatto finale - la Bce potrebbe invece acquistare le sue obbligazioni sul mercato".
Queste precise (anche se non richieste) puntualizzazioni potrebbero essere lette come una risposta alle accuse di Paolo Savona a Mario Draghi. "Tra i compiti della Banca centrale europea - aveva ricordato nei giorni scorsi a Porta a Porta - c'è anche quello della stabilità finanaziaria. Pertanto Draghi dovrebbe abbattere lo spread intervenendo in acquisto". Per il ministro agli Affari europei, infatti, se lo spread sale è anche perché "qualcuno non svolge il suo compito". Un qualcuno che ha il suo quartier generale a Francoforte.
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