Di Fabio Albanese
Da Agrigento a Palermo, da Palermo a Catania. L’inchiesta sul caso del salvataggio di migranti della nave della Guardia costiera «Diciotti», che vede indagato per sequestro di persona il ministro dell’interno Matteo Salvini, cambia nuovamente sede.
Il tribunale dei ministri di Palermo ha deciso la restituzione degli atti alla procura di Palermo che li ha già trasmessi a quella di Catania la quale, a sua volta, dopo averli esaminati, li trasmetterà per competenza al locale tribunale dei ministri. Il nodo della competenza, infatti, era preliminare a qualunque approfondimento di merito e già in agosto, pochi giorni dopo che il caso era esploso, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio - che aveva aperto l’inchiesta dopo il peregrinare della nave italiana per il Mediterraneo, una lunga sosta al largo di Lampedusa e una altrettanto lunga sosta nel porto di Catania prima che venisse dato finalmente l’ordine di sbarco per i 177 migranti a bordo - aveva trasmesso gli atti a Palermo dopo avere indagato sia il ministro sia il suo capo di gabinetto, quest’ultimo poi uscito dall’inchiesta.
La procura di Palermo, a sua volta, aveva istruito gli atti consegnandoli per competenza al tribunale per i ministri del capoluogo siciliano che ha compiuto una serie di accertamenti interrogando alcuni testimoni, personale del Viminale e della Guardia costiera, per ricostruire la «catena di comando» e capire chi e come diede l’ordine di non far sbarcare i migranti; ma ora il tribunale per i ministri palermitano ha deciso la trasmissione a Catania ritenendo che il reato di sequestro di persona sia stato commesso nel porto all’ombra dell’Etna, dove la «Diciotti» infine approdò, non potendo però per giorni sbarcare i migranti che aveva a bordo.
Poco dopo che si è diffusa la notizia, il ministro Salvini è intervenuto così sui social: «Incredibile, continua l’inchiesta su di me: sarei un sequestratore (rischio 15 anni di carcere) per aver fermato in mare una nave carica di immigrati. Ora l’indagine, partita da Agrigento, passerà da Palermo a Catania... Ma chiudetela qui e lasciatemi lavorare!».
Il fascicolo è già arrivato sul tavolo del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro che ora dovrà trasmetterlo al tribunale dei ministri, formato da tre giudici del distretto di Corte d’appello di Catania che, come vuole la legge, sono stati sorteggiati: Nicola La Mantia della sezione civile fallimentare di Catania, Paolo Corda della quinta sezione penale del tribunale di Catania, Sandra Levanti della sezione civile del tribunale di Ragusa.
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