Di Andrea Carugati
La collaborazione con la Bbc e le docenze universitarie. E poi il gran finale, con le scuse a Mattarella e il capo coperto di cenere per via di un tweet dello scorso maggio in cui esprimeva «disgusto» per un intervento del Capo dello Stato. Il giorno più lungo di Marcello Foa, neopresidente della Rai, ha il suo epicentro all’ora di pranzo, quando gli tocca la «deposizione» (suo il lapsus su Twitter) davanti alla commissione di Vigilanza Rai che in serata, con i due terzi e il voto decisivo di Forza Italia, lo incorona a capo della tv pubblica (27 sì su 40, il Pd non ha partecipato al voto).
Una audizione che Foa vive un passaggio cruciale dopo «due mesi difficili» trascorsi in silenzio. «Sono un liberale di cultura antica - ricorda più volte -, non ho mai inciso sulla linea delle testate del gruppo che guidavo in Svizzera», «sono abituato a discernere tra le mie opinioni e il dovere di chi svolge un ruolo di garante». «Non ho mai avuto tessere di partito, né mai ho cercato appoggi politici per fare carriera». Poi un altro lapsus: «Dal governo non ho avuto un mandato politico ma professionale». E’ uno dei punti deboli della nuova vita di Foa a viale Mazzini, quei ringraziamenti a Conte, Salvini e altri big del governo a luglio, quando fu chiamato per la guida della Rai. «Ho detto governo, intendevo il ministero dell’Economia che mi ha indicato», replica Foa ad Antonello Giacomelli del Pd, che gli domanda «in che senso lei ha avuto un mandato dal governo?».
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