Ritardi e proteste al cantiere del Ddl Pillon sull'affido condiviso, dubbi tra i 5 Stelle

set 16, 2018 0 comments
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Di Luciana Matarese
"Chi lo sa che per Pasqua non riusciamo a regalare ai bambini le vacanze con la mamma o con il papà". Simone Pillon pesa le parole. Se "non è uno stop, nessuna interruzione"- come si affanna a precisare lui stesso - il suo intervento, ieri sera in tarda serata in diretta Facebook, segna di sicuro una brusca frenata nel cammino del disegno di legge sull'affido condiviso di cui è primo firmatario. "Adesso dobbiamo dare priorità ad altri progetti di legge già scadenzati" ha esordito il senatore leghista, assicurando che il testo verrà modificato, la retroattività garantita, ma i quattro cardini - fissati nel contratto di governo - "mediazione, tempi paritetici, mantenimento diretto per capitoli e lotta all'alienazione saranno rispettati sicuramente". Quanto ai rapporti con gli alleati di Governo - gli amici dei Cinque Stelle", come li ha chiamati lui - secondo indiscrezioni circolate non tutti concordi sulla bontà del testo che introduce "la bigenitorialità perfetta", Pillon ha precisato: "C'è unità di intenti, ci sono posizioni da conciliare, ma stiamo lavorando in sintonia".
Lavori in corso. Nel primo pomeriggio di ieri, il senatore grillino Arnaldo Lomuti, con Pillon in Commissione Giustizia di Palazzo Madama, spiegava ad HuffPost: "Il testo non è ancora completo, i lavori sono in corso. Siamo in procinto di aprire le audizioni, al termine delle quali arriveremo a un testo concordato con la maggioranza che avrà come obiettivo primario la salvaguardia dei diritti del bambino". Sui punti da modificare poche parole - "Il ddl va affrontato nella sua totalità" - e la certezza che "la funzione di una Commissione è apportare modifiche ai testi che vi arrivano". I Cinque Stelle non si sbilanciano, sembra di capire: ad HuffPost risulta che la questione dovrebbe essere tra gli argomenti all'ordine del giorno di incontro nazionale che nel Movimento si starebbe organizzando per il 6 ottobre.
Che ne sarà, dunque, del tanto discusso ddl? In Commissione Giustizia "verso ottobre, forse fine settembre" cominceranno le audizioni - Cominceremo ad ascoltare le associazioni di mamme, papà, famiglie, figli di separati e poi avvocati, mediatori familiari, giudici psicologi e psichiatri, giudici, la società civile e poi passeremo a lavorare sul testo", ha detto Pillon nella diretta Facebook. Dopo si aprirà la fase degli emendamenti e qui il senatore leghista ha consegnato la volontà di "lavorare con tutti, l'opposizione e chi la pensa diversamente da noi. Ascolteremo tutti e poi decideremo. Se c'è qualcosa da sistemare per il pericolo di violenza in famiglia, il sostegno a donne e uomini meno abbienti facciamolo insieme". L'intenzione dichiarata è "arrivare a una decisione finale il più possibile condivisa ma se non riusciremo a condividerla andremo avanti da soli".
Quanto alle due critiche principali - il ddl così concepito scoraggia le donne maltrattate da mariti e conviventi a denunciare e lasciarsi alle spalle le violenze e la sindrome da alienazione parentale non ha alcun fondamento scientifico - Pillon ha rilanciato: "Quando ci fosse violenza in famiglia automaticamente sarebbe escluso l'affido condiviso, ma le false denunce per violenza sono altrettanto gravi, andranno trattate e sanzionate allo stesso modo" e "Nel testo del ddl non c'è in alcun punto la sindrome da alienazione parentale, ma esiste il rifiuto di un genitore da parte di un figlio indotto dall'altro genitore e non va bene". Quindi l'invito a "uscire dalla dinamica ideologica maschi contro femmine, padri contro madri" e l'attacco al segretario del Pd, Maurizio Martina, che qualche giorno fa in un post su Facebook aveva scritto: "La proposta Pillon non va discussa, va ritirata. Perché è punitiva e retrograda nei confronti delle donne e tratta i minori come pacchi postali".

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