Di Alessandro Di Matteo
Questa dovrebbe essere la volta buona per Marcello Foa, l’ex firma del Giornale stasera dovrebbe essere presidente Rai a tutti gli effetti, se non ci saranno sorprese in commissione di Vigilanza. L’organo parlamentare di controllo sulla Rai deve confermare la scelta del cda con un voto favorevole dei 2/3 dei suoi componenti, quorum che mancò lo scorso primo agosto. Stasera alle 19.30, dopo l’audizione di Foa prevista per l’ora di pranzo, i parlamentari torneranno a votare e i numeri in questo caso dovrebbero esserci.
Non mancano i timori, Fi e Lega temono qualche incursione da parte dei 5 stelle, che potrebbero approfittare del voto segreto per far saltare il patto Salvini-Berlusconi, mai davvero digerito. Dentro la stessa Fi, peraltro, ci sarebbero alcuni scontenti che potrebbero essere tentati di fare qualche scherzetto, visto che Foa ha bisogno di 27 voti e, sulla carta, a suo favore ci sono 30 parlamentari. Un margine stretto, che ha spinto già Lega e Fi ad assumere contromisure: come spesso accade in questi casi, si potrebbe ricorrere ad un escamotage per controllare che nessuno sgarri: i parlamentari leghisti voterebbero scrivendo solo “Foa” sulla scheda, mentre quelli di Fi indicherebbero “M. Foa”, M5s dovrebbe usare “Foa M.” e Fdi “Marcello Foa”. Un modo per capire, eventualmente, da quali partito sono arrivati gli eventuali franchi tiratori e, quindi, un sistema per scoraggiare colpi di mano.
Si vedrà se poi alla fine verrà usato questo meccanismo, ma di sicuro il clima è incandescente. Il Pd anche ieri ha scritto ai presidenti delle Camere per chiedere di bloccare tutto. Per i democratici il cda Rai non può riproporre un nome già bocciato ad agosto dalla Vigilanza. Andrea Marcucci e Graziano Delrio si sono rivolti a Roberto Fico e Elisabetta Casellati chiedendo «nuovamente di sospendere la convocazione della commissione di Vigilanza, al fine di richiedere un parere all’Avvocatura dello Stato sulla procedura e sugli atti che hanno portato alla nomina di Marcello Foa quale presidente della Rai».
Per rendere più persuasiva la richiesta, i capigruppo Pd hanno anche ricordato che i ricorsi sono già pronti: «Sulla suddetta nomina pende, infatti, un ricorso che verrà presentato nelle prossime ore da un membro del consiglio di amministrazione Rai», ovvero Rita Borioni, eletta coni voti del Pd.
Altro stop è arrivato dall’Usigrai, il sindacato dei giornalisti di viale Mazzini che ha presentato a sua volta un parere legale contrario al bis di Foa, aggiungendo: «Occorre evitare che la Rai finisca in un pantano di contenziosi legali che ne metterebbero a rischio l’operatività ».
Ma Lega e M5s stanno già pensando a come ridisegnare la mappa del potere in Rai, dando per scontato che il voto di stasera non riserverà sorprese. Le prime nomine dovrebbero arrivare già all’inizio della prossima settimana, quando il cda potrebbe tornare a riunirsi. In realtà , il consiglio di amministrazione verrà riconvocato già domani o venerdì, per prendere atto del voto della Vigilanza, ma le nomine, appunto, verrebbero affrontate nella riunione successiva, lunedì o martedì prossimi.
Secondo quanto riferiscono fonti bene informate sulle vicende Rai, Lega e M5s avrebbero deciso di affrontare intanto le direzioni di tg e reti, con uno schema che prevede un perfetto bilanciamento: se il telegiornale va ai 5 stelle, il direttore di rete tocca alla Lega, e viceversa. Secondo questo impianto, il Tg1 è conteso tra Gennaro Sangiuliano (Lega) e Alberto Matano (M5s), anche se nelle ultime ore per i 5 stelle si fa anche il nome di Franco Di Mare, che potrebbe assumere anche la guida di Rai 1, se Sangiuliano la spuntasse al Tg.
I 5 stelle, però, puntano i piedi, ricordando che la Lega ha ottenuto Foa alla presidenza. In questo caso, al Tg1 potrebbe andare Matano o Di Mare e Sangiuliano passare al Tg2, anche se la redazione starebbe sostenendo la candidatura di Luciano Ghelfi. Per Rai 2, invece, ci sarebbe Maria Pia Ammirati, con Sangiuliano direttore del Tg, o Ludovico Di Meo, se il tg andasse ai 5 stelle. Rai 1, invece, andrebbe a Marcello Ciannamea, quota Lega, con il Tg1 a M5s.
Al Tg3 dovrebbe restare Luca Mazzà , nominato durante il governo Renzi ma in buoni rapporti con Matteo Salvini, e alla rete potrebbe restare l’attuale direttore Coletta, ma anche per questa Casella potrebbe spuntare la Ammirati, se sfumasse la direzione di Rai2. Per la Tgr potrebbe essere deciso un breve interim, ma i nomi in pista sono quelli di Alessandro Casarin, in quota Lega, o Roberto Pacchetti, mentre a Rainews potrebbe andare Simona Sala. Ci vorrebbe qualche settimana in più, invece, per le nomine a Raisport e Gr: per lo sport il nome più accreditato resta quello di Jacopo Volpi, mentre per la radio si parla di Paolo Corsini e Giuseppe Carboni.
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