«Mi ha avvertito il presidente Conte che la bollinatura sul decreto Genova è arrivata». Ad annunciarlo da Bruxelles è il vicepremier Luigi Di Maio. Fonti del Mef, poco dopo, confermano: il decreto urgenze, che contiene le misure per affrontare l’emergenza nella città ligure dopo il crollo del Ponte Morandi (avvenuto 44 giorni fa), ha ricevuto il via libera da parte della Ragioneria generale dello Stato. Questa mattina il testo è arrivato al Quirinale e il decreto passerà alla valutazione dei tecnici della presidenza della presidenza della Repubblica.
Il vertice notturno e il nodo del debito
I tecnici della Ragioneria dello Stato, insieme a quelli della presidenza del Consiglio e dei ministeri interessati, hanno lavorato nella notte sull’ultima versione del decreto legge per arrivare a garantire la copertura a tutte le spese previste (che tra ricostruzione del ponte, indennizzi e aiuti economici sarebbero superiori a 600 milioni). Uno dei nodi più complessi è quello della ricostruzione: Autostrade sarà esclusa completamente, ma dovrà pagare. Se non lo fa, il Commissario dovrà farsi anticipare le risorse da una banca. Si tratta di debito pubblico, che le prime bozze del decreto non avevano previsto.
Un testo ominbus
Di Maio ha aggiunto che il decreto Genova «è più ampio perché ci sono anche le misure per il Centro Italia e la cassa integrazione per cessazione d’attività per i lavoratori di Bekaert». Si tratta della società belga che ha deciso di chiudere gli stabilimenti di Figline e Incisa Valdarno.
La protesta
Di fronte all’impasse governativo degli ultimi giorni e allo slittamento dei tempi per il dissequestro dei monconi del ponte Morandi, si scaldano gli animi degli sfollati, pronti a passare all’attacco. «Il mondo del lavoro, del commercio e delle professioni, del porto è ferocemente arrabbiato», ha detto il presidente del Comitato degli sfollati, Franco Ravera sottolineando che «per questo siamo pronti ad andare a protestare sotto qualche palazzo ma anche a Sant’Ilario, sotto casa di Beppe Grillo».
Mentre le conseguenze del disastro si rivelano ogni giorno più ingenti (il Comune di Genova ha quantificato che sono oltre 1.400 le imprese danneggiate, in modo diretto e indiretto, dal crollo del ponte), le autorità liguri portano all’attenzione anche il tema del Terzo valico: il ministro Toninelli sblocchi i fondi, per 1,1 miliardi di euro, ha chiesto ieri il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. «Se non accadesse, sarebbe devastante sia per il sistema ligure sia per le aspettative dell’opinione pubblica».
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