Di Gerry Freda
Donald Trump scende in campo a difesa dei bianchi del Sudafrica. In una recente dichiarazione, il presidente Usa ha condannato le "violenze" e le "discriminazioni" promosse dal Governo di Pretoria nei confronti della popolazione di origine europea.
Il tycoon si è quindi scagliato contro l'imminente riforma della Costituzione sudafricana. Se tale revisione dovesse venire approvata, le autorità sarebbero legittimate a espropriare i terreni dei coltivatori bianchi senza corrispondere indennizzi.
In una dichiarazione resa mediante il proprio account Twitter ufficiale, l'inquilino della Casa Bianca ha espresso tutta la sua “preoccupazione” riguardo al “clima di odio” affermatosi recentemente in Sudafrica verso la comunità “Afrikaner”. Secondo Trump, i proprietari terrieri di origine europea sarebbero vittime di politiche “persecutorie” e la più “abominevole” di tali politiche sarebbe la riforma costituzionale annunciata dal Governo di Pretoria il primo agosto scorso.
Le modifiche alla Costituzione promosse da Cyril Ramaphosa, presidente della “nazione arcobaleno”, mirano a conferire alle autorità il potere di espropriare i terreni dei privati senza risarcire questi ultimi. Obiettivo di Ramaphosa è sottrarre ai latifondisti bianchi, i quali detengono l’87% delle proprietà agricole, i rispettivi appezzamenti e redistribuire i poderi confiscati a 17 milioni di braccianti neri. Per gli avversari della revisione costituzionale, lo scenario che attende il Sudafrica è identico a quello che si è materializzato dal 1980 in poi in Zimbabwe, all’indomani di una analoga riforma agraria: un contenzioso legale senza fine tra autorità e latifondisti espropriati, la fuga degli investitori e il collasso dell’economia.
Il tycoon sostiene che l’annuncio relativo alla riforma costituzionale avrebbe incoraggiato la popolazione di colore ad attuare “barbare vendette” nei confronti degli “Afrikaners” e a dare inizio a vere e proprie “uccisioni di massa”.Il presidente Usa ha infatti affermato: “Ho dato mandato al Segretario di Stato Mike Pompeo di monitorare gli effetti del piano del Governo sudafricano per requisire le terre ai bianchi, nonché di indagare sulle uccisioni di massa in corso ai danni degli agricoltori”.
Trump ha poi dichiarato, durante un comizio in Oklahoma, di essere pronto a comminare “sanzioni” nei confronti della “nazione arcobaleno” qualora le indagini condotte da Mike Pompeo dovessero evidenziare il coinvolgimento delle autorità di Pretoria nello “sterminio degli Afrikaners”.
La reazione dell’Esecutivo sudafricano non si è fatta attendere. Khusela Diko, portavoce del presidente Ramaphosa, ha duramente criticato il tycoon: “I tweet del presidente degli Stati Uniti sono la dimostrazione che quest’ultimo è profondamente ignorante e disinformato circa le questioni interne del Sudafrica. Le frasi di Trump rappresentano una indebita ingerenza nella politica nazionale. La riforma agraria in via di approvazione verrà attuata con estrema cautela, senza discriminare le minoranze e senza alimentare tensioni interetniche.” La Diko ha annunciato che il Ministero degli Esteri di Pretoria ha chiesto all’ambasciatore statunitense gli opportuni “chiarimenti”. Successivamente, lo staff di Ramaphosa ha twittato: “Il Governo rigetta con forza le infelici esternazioni del presidente Trump, le quali non fanno altro che approfondire le divisioni all’interno della nostra società e riportare in vita i tristi ricordi del nostro passato coloniale.”
Nonostante la dura presa di posizione iniziale, l’Esecutivo sudafricano ha impiegato poco tempo per riconciliarsi con Washington. Nomvula Mokonyane, Ministro delle Telecomunicazioni, ha precisato: “I tweet della Casa Bianca non hanno prodotto né produrranno effetti negativi per l’alleanza tra Pretoria e Washington. Le dichiarazioni di Trump non pregiudicheranno in alcun modo le eccellenti relazioni tra Sudafrica e Stati Uniti.”
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