Cinque georgiani sono stati arrestati per il furto avvenuto nella notte tra il 14 e il 15 agosto scorso a casa dei genitori del vicepremier Matteo Salvini. Secondo la polizia i cinque, che hanno tra i 26 e i 34 anni, fanno parte di un gruppo specializzato in furti “mordi-e-fuggi”, commessi in svariati Paesi europei. Il gruppo è stato arrestato dalla Squadra mobile a Milano ed è stato soprannominato la “banda della colla”:su quasi tutte le porte degli stabili colpiti dai furti, infatti, sono stati rilevati degli strani filamenti trasparenti applicati tra le porte d’ingresso e gli stipiti esterni. Si trattava di colla che, in caso di assenza degli abitanti, rimaneva intatta sul posto indicando via libera per svaligiare l’appartamento.
Il più giovane della banda ha precedenti per furto, mentre un 27enne per violazione delle norme sugli stranieri. Gli altri tre sono invece incensurati. Nel quartiere Primaticcio in zona Bande Nere, oltre all’abitazione dei coniugi Salvini, i malviventi avevano svaligiato altre 8 abitazioni. All’indagine hanno preso parte la Digos e la polizia scientifica per accertare se il furto fosse legato al ruolo politico e istituzionale del figlio della coppia, ma gli investigatori sono subito giunti alla conclusione che la banda non sapesse di trovarsi nella casa dei famigliari del ministro dell’Interno. Tra le altre cose uno dei cinque – ritenuto il capo della banda – è stato riconosciuto da un testimone che lo aveva visto aggirarsi vicino al proprio stabile.
Il colpo, spiegano le forze dell’ordine, è “tipico” delle bande criminaligeorgiane: secondo quanto ricostruito, si tratta infatti dei cosiddetti “ladri in legge”, esponenti di una criminalità che si è formata nelle carceri dell’ex Unione sovietica e che mette a segno colpi in tutta Europa. Questi criminali usano commettere i colpi in batterie, scelgono una città d’Europa e partono con l’obiettivo di svaligiare più case al giorno. L’organizzazione può contare su referenti locali, persone che forniscono alloggi, appoggi logistici e mappature dei quartieri. La permanenza dura poche settimane, un mese al massimo. Poi si cambia destinazione. A rivendere il bottino ci pensano i canali di ricettazione coordinati dai clan della Vor v zakone (“un ladro nella legge”, letteralmente), nome della mafia georgiana specializzata appunto in furti. Nell’alloggio che i cinque arrestati avevano scelto come covo, in una zona vicina a quella dei palazzi svaligiati, oltre a molti attrezzi da scasso e varia refurtiva (già in gran parte restituita), sono state trovate carte d’imbarco e prenotazioni aeree con date ravvicinate tra l’arrivo e la ripartenza.
La svolta nell’indagine è arrivata pochi giorni dopo il furto. Il 24 agosto la polizia ha chiesto i documenti a due georgiani mentre si trovavano al supermercato: in tasca hanno diversi contanti, arnesi atti allo scasso, un tubetto di colla e un orecchino d’oro. Accompagnati in questura, sono stati denunciati per ricettazione e possesso degli arnesi, ma la polizia li ha rilasciati subito e ha iniziato a pedinarli. I due, ignari di essere seguiti, hanno raggiunto il resto del gruppo in un appartamento di Bande Nere. Lunedì 27 è scattato l’arresto.
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