Un incidente che coinvolse un mini-van sull’A13: vittima un lavoratore marocchino, altri 11 rimasero feriti. Mentre in provincia di Foggia si indaga sui 16 braccianti morti negli ultimi giorni sulle strade in due analoghi scontri tra furgoni e tir, proprio dagli accertamenti di quell’episodio del novembre 2017 è nata l’inchiesta contro il caporalato che in provincia di Verona ha portato la Guardia di Finanza a eseguire sei arresti, tra cui quello di un medico legale, il 78enne Alfio Lanzafame. Al centro delle indagini c’è una cooperativa di Soave, il cui responsabile era finito già in carcere nel marzo 2018. Ai domiciliari anche due funzionari dell’Inps e un finanziere.
Tutto è partito proprio da quell’incidente nel Ferrarese che ha coinvolto il mini-van di proprietà della coop. A bordo c’erano 12 lavoratori, tutti impiegati in cooperative della zona. La circostanza ha fatto sorgere il sospetto che si potesse trattare di una forma di sfruttamento. E tante sono le analogie con gli ultimi fatti di Foggia: quattro braccianti morti e altrettanti feriti in un incidente stradale sabato scorso, altre 12 vittime di uno scontro dalla dinamica praticamente identica appena due giorni dopo, lunedì 6 agosto. Anche loro stipati in furgoni dopo una giornata passata al lavoro nei campi: sono in corso le indagini, per capire se dietro a queste morti ci sia il caporalato e i metodi di trasporto dei lavoratori. Intanto mercoledì centinaia di braccianti hanno scioperato e organizzato una marcia di protesta.
A Verona, le verifiche effettuate dai finanzieri della compagnia di Soave hanno fatto emergere un sistema di sfruttamento dei lavoratori, prevalentemente di origine africana, quasi tutti privi di documenti d’identità o permesso di soggiorno, ma anche italianiassunti in nero. Chi indaga ha scoperto che per far apparire regolari i lavoratori impiegati, il caporale e i suoi complici riuscivano a far dichiarare abili al faticoso tipo di lavoro richiesto persone che non si erano mai presentate alle visite mediche e che erano irregolari in Italia. Da qui è emersa la permanente connivenza di un medico specializzato in medicina del lavoro che rilasciava i certificati di idoneità anche a soggetti privi dei requisiti sanitari necessari o, addirittura, privi di validi documenti d’identità.
Nel registro degli indagati ci sono cinque persone, ritenute responsabili a vario titolo dei reati di corruzione per l’esercizio della funzione, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa aggravata ai danni dello Stato. E’ già stato rinviato a giudizio il caporale, un cittadino di origine marocchina, a capo della coop al centro delle indagini. Le forme di sfruttamento di cui è accusato erano già state accertate la primavera scorsa, facendo nascere i sospetti sul medico 78enne arrestato oggi: a marzo 2018 era stato quindi arrestato il marocchino, atteso ora dal processo. Deve rispondere di favoreggiamento all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. I finti certificati sanitari, prodotti anche per attività rischiose, come quelle negli allevamenti colpiti da aviaria, sarebbero stati garantiti al costo di 50 euro ciascuno.
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