Di Andrea Nepori
Giovedì prossimo, 5 luglio, il Parlamento Europeo voterà in seduta plenaria una nuova proposta di direttiva sul diritto d’autore. Secondo i critici il nuovo regolamento mette a rischio le libertà di Internet e potrebbe limitare la libera circolazione dei contenuti online.
Per protestare contro la direttiva e convincere gli Eurodeputati a riconsiderare alcuni “emendamenti di buon senso” al testo del regolamento, Wikipedia ha scelto di oscurare tutte le sue pagine. Visitando il sito dell’enciclopedia libera nella giornata di oggi, 3 luglio, si potrà leggere solamente il testo di un appello che spiega le ragioni della protesta e rimanda ad un’altra pagina con un approfondimento sul voto del 5 luglio prossimo.
“Anziché aggiornare le leggi sul diritto d’autore in Europa per promuovere la partecipazione di tutti alla società dell’informazione”, scrive Wikipedia, “[la nuova proposta di direttiva sul diritto d’autore] minaccia la libertà online e crea ostacoli all’accesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizioni. Se la proposta fosse approvata, potrebbe essere impossibile condividere un articolo di giornale sui social network o trovarlo su un motore di ricerca. Wikipedia stessa rischierebbe di chiudere”.
La posizione di Wikipedia è condivisa da 70 studiosi informatici, compreso il creatore del Web, Tim Berners-Lee , “169 accademici e 145 organizzazioni operanti nei campi dei diritti umani, della libertà di stampa, della ricerca scientifica e dell’industria informatica”.
Vari capitoli nazionali della Wikimedia Foundation, la fondazione che gestisce la pubblicazione e dell’enciclopedia libera, hanno avanzato proposte alternativealla direttiva che prevedono la “libertà di panorama” (un’eccezione al diritto d’autore che permette di pubblicare online le foto di opere e edifici pubblici, pur proteggendo i diritti dell’architetto o del progettista) e la protezione dei contenuti considerati di pubblico dominio.
Wikipedia chiede a “tutti i deputati del Parlamento europeo di respingere l’attuale testo della direttiva e di riaprire la discussione vagliando le tante proposte delle associazioni Wikimedia”. L’obiettivo principale è l’abolizione degli articoli 11 e 13, i due punti più controversi della direttiva.
L’articolo 11 prevede una sorta di “tassa sui link ” che costringerebbe Google, Facebook e qualsiasi altra piattaforma a comprare una licenza per la pubblicazione di brevi riassunti dei contenuti giornalistici e dei link alle pagine che li ospitano. Per pubblicare ad esempio il link ad un articolo de La Stampa nei risultati di ricerca o in Google News, con la nuova direttiva l’azienda di Mountain View dovrebbe versare un contributo diretto a questo giornale. Il rischio, spiegano i critici, è che Google, Facebook e le altre grandi piattaforme potrebbero decidere di non pagare e dunque di sospendere la pubblicazione dei link a contenuti giornalistici protetti dal regolamento. Il danno ricadrebbe proprio sugli editori, che riscontrerebbero un inevitabile calo degli accessi.
L’articolo 13, altrettanto criticato, riguarda invece le piattaforme per la condivisione di contenuti generati dagli utenti. Nella forma attuale impone la creazione di filtri ad hoc per impedire il caricamento di qualsiasi contenuto protetto da copyright. Per stabilire la natura del file multimediale si potrebbero usare sistemi simili al Content ID con cui YouTube individua canzoni e brani caricati illegalmente, ma la direttiva è vaga e non contiene sufficienti indicazioni di natura tecnica. È inoltre parere diffuso che un simile sistema di filtraggio, esteso a un livello più ampio, avrebbe effetti disastrosi sulla libera circolazione dei contenuti online, uno dei capisaldi alla base di Internet come la conosciamo oggi.
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