Di Domenico Occhipinti
Rincorsa, stacco, volo, atterraggio. Le quattro fasi che caratterizzano il gesto atletico nel salto in lungo sembrano capitoli, titoli quasi emblematici della vita di un saltatore in lungo il cui ultimo segno campeggia freddo e silenzioso su una lastra d’ardesia. Fossa comune 2, piastra E, tra i nomi di tanti giovani morti in guerra, spicca quello di Luz Long, accanto la data di nascita, 27 IV 13 e di morte, 14 VII 43. È il cimitero militare germanico di Motta Sant’Anastasia(Catania) dove termina la parabola vitale di Carl Ludwig Hermann Long, detto Luz. Saltatore in lungo tedesco, argento olimpico alle Olimpiadi di Berlino del 1936 alle spalle dell’amico-rivale Jesse Owens.
La rincorsa era stato il problema di Jesse Owens, l’atleta americano che partiva favorito nella finale olimpica del lungo a Berlino, sotto gli occhi di Adolf Hitler. Owens aveva già rimediato due nulli nei primi salti di prova. Quelli necessari per la qualificazione alla finale. Un altro errore e sarebbe stato fuori dalla lotta per le medaglie. Luz Long, il migliore atleta tedesco nella specialità, gli suggerì di partire più indietro, di effettuare lo stacco trenta centimetri prima dell’inizio della pedana di rincorsa. Owens seguì il consiglio, passò il turno e andò a vincere la medaglia d’oroproprio davanti a Luz.
Il tedesco e l’americano passarono alla storia per l’amicizia che non nascosero, neppure sul campo di salto sotto gli occhi del Führer, complimentandosi l’un l’altro a ogni balzo: Long al terzo salto atterra a 7 metri e 84 centimetri, nuovo primato europeo, al quinto affiancò lo statunitense in testa alla classifica con 7,87. Jesse rispose immediatamente con un 7,94, prima di far segnare il nuovo primato olimpico con 8,06 e vincere l’oro (uno dei quattro che porterà a casa in quella edizione dei Giochi).
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I due proseguirono distanti le loro vite ma continuarono a coltivare un’intesa umana che andava in controtendenza con gli eventi mondiali che contrapponevano i loro due popoli. Era amicizia, fratellanza vera. La certezza di ciò sta in una lettera, l’ultima, che Long inviò a Owens nel 1942, si trovava probabilmente in Tunisia, a combattere per il suo Paese con il ruolo di Obergefreiter della Luftwaffe (appuntato della riserva) su uno dei fronti più caldi dellaSeconda guerra mondiale. Long scrisse: “Dove mi trovo sembra che non sia altro che sabbia e sangue. Io non ho paura per me ma per mia moglie e il mio bambino, che non ha mai realmente conosciuto suo padre. Il mio cuore mi dice che questa potrebbe essere l’ultima lettera che ti scrivo. Se così dovesse essere ti chiedo questo: quando la guerra sarà finita vai in Germania a trovare mio figlio e raccontagli anche che neppure la guerra è riuscita a rompere la nostra amicizia. Tuo fratello, Luz”.
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