Il Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo ha votato contro l’avvio dei negoziati con Consiglio e Commissione Ue sulla proposta di direttiva per la riforma del copyright, incentrata sul diritto d’autore in rete. Il testo tornerà a essere esaminato e votato nella prossima plenaria a settembre e nel frattempo potranno essere presentanti emendamenti. Il Parlamento europeo si è spaccato in due al voto: a favore 278 eurodeputati, mentre i no sono stati 318 e 31 gli astenuti. Da mesi una forte pressione è stata esercitata sulla riforma, che oppone creatori di contenuti di tutto il mondo (dal cinema alla stampa alla musica, tra cui di recente Paul McCartney), che sono favorevoli, e giganti del web e attivisti della liberà su internet, che sono contrari. Pressioni così insistenti che negli ultimi giorni il leader del Gruppo S&D Udo Bullmann ha dichiarato che numerosi eurodeputati hanno ricevuto gravi minacce, “persino di morte” sulla proposta di riforma sul copyright. “Si tratta di un argomento molto dibattuto – ha detto Bullmann – e crea forti tensioni. Il dibattito appassionato è parte essenziale del processo politico, ma dobbiamo garantire che non si passi il limite. È inaccettabile che numerosi parlamentari Ue siano sono stati oggetto di gravi minacce”. A esultare per il rinvio è il gruppo di pressione EDiMa, che riunisce i Gafa (Google, Apple, Facebook, Amazon) e altri grandi nomi del settore tecnologico, che ha parlato di “vittoria per la democrazia“.
E Bullmann si rivolge proprio ai gruppi di lobby. “Devono rendersi conto che le loro azioni hanno conseguenze. Incoraggiamo tutti coloro che sono coinvolti a ridurre i toni della retorica e assicurarci che le minacce di violenza fisica, o persino di morte, non siano mai accettabili”, prosegue Bullmann. “Ci sono state molte informazioni fuorvianti diffuse prima di questo voto. Non accetteremo il livello di abuso e intimidazione che è stata fatta negli ultimi giorni. Difenderemo l’autonomia del Parlamentoeuropeo e il diritto dei nostri deputati al Parlamento europeo di lavorare senza essere minacciati”, conclude la nota.
Le parti in gioco – L’obiettivo principale della misura, proposta dalla Commissione europea nel 2016, è modernizzare il diritto d’autore nell’era della rivoluzione digitale, visto che l’ultima legge in merito risale al 2001. L’idea è di obbligare le piattaforme online, come ad esempio YouTube, a pagare meglio i creatori di contenuti e a controllare che ciò che viene pubblicato dagli utenti non sia protetto da copyright (articolo 13). In segno di protesta, Wikipedia, che ha parlato di limitazione alla “libertà online”, non è stato accessibile mercoledì in almeno tre Paesi europei, fra cui l’Italia. La riforma prevede anche la creazione di un nuovo diritto per gli editori, che permetterebbe a giornali, riviste e agenzie di stampa di farsi pagare quando i loro contenuti vengono riutilizzati online, ad esempio con titoli e brevi estratti (articolo 11). Per i Gafa, così come per gli eurodeputati ecologisti e liberali, e per vari giuristi, questo progetto favorirebbe i gruppi media più noti, a svantaggio dei media indipendenti e delle start-up, con il rischio di danneggiare la libertà d’espressione. Per gli editori, una giusta remunerazione è necessaria perché i media, che hanno un ruolo essenziale nel pluralismo d’informazione, possano sopravvivere. Intanto un appello firmato da 150 rappresentanti dell’industria creativa e culturale europea, dagli editori a tv, produttori cinematografici e musicisti, e sottoscritto tra gli altri da Anica, Pmi, Siae, e Confindustria Radio Televisioni sottolinea come sia necessario “un internet equo e sostenibile per tutti. Il Parlamento europeo – scrivono ancora i firmatari – ha bisogno di più tempo per raggiungere una posizione sulla riforma del copyright” ma, ricorda il settore, “l’industria culturale e creativa rappresenta il 4,5% del pil Ue e 12 milioni di posti di lavoro” nell’Ue ed è “il cuore e l’anima della pluralità dell’Europa e delle sue ricche identità”.
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