In arrivo una pioggia di dollari per le basi Nato in Europa dell’Est

giu 27, 2018 0 comments
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Di Paolo Mauri
Gli Stati Uniti hanno stanziato una pioggia di dollari per migliorare le infrastrutture delle basi Nato nell’Europa dell’Est con lo scopo dichiarato di migliorare la capacità di deterrenza nei confronti della Russia.
I fondi richiesti dal Dipartimento della Difesa per far fronte all’Edi (European Deterrence Initiative) ammontano, per l’anno fiscale 2019, a più di 6,5 miliardi di dollari, 2,2 miliardi in più rispetto all’anno in corso e quasi il doppio rispetto al 2017, anno in cui la spesa ammontava a circa 3,4 miliardi.
Di questi, come riporta il sito DefenseNews, 828 milioni di dollari sono destinati al miglioramento delle infrastrutture militari in Europa ed in particolare quasi la metà andranno per le basi aeree Nato. Tali fondi rappresentano più del doppio di quelli stanzianti per il 2018, che ammontano a 337 milioni di dollari, e rappresentano il più grande investimento americano in Europa dai tempi della Guerra Fredda.

Che cos’è l’Edi? 

L’European Deterrence Initiative è l’evoluzione del programma Eri (European Reassurance Initiative) voluto dall’amministrazione Obama quando nel 2015, a seguito della crisi ucraina, Washington ha stabilito di rafforzare la propria presenza nell’Europa Orientale per rassicurare quei Paesi che più si sono sentiti minacciati dalla condotta della Russia.
Edi prevede quindi tutta una serie di provvedimenti per implementare la capacità di deterrenza Usa nell’ambito Nato e per continuare tutta la serie di attività pluriennali connesse all’Eri come ad esempio l’esercitazione “Atlantic Resolve”
In particolare, come si legge nel documento ufficiale del Dipartimento della Difesa, Edi rappresenta uno dei principali mezzi di sostentamento per l’Us European Command e per i suoi comandi collaterali nel quadro del conseguimento della capacità di risposta all’evoluzione dello scenario di sicurezza europeo. Tra le attività ed i compiti dell’Eri si nota in particolare la necessità di implementare la capacità di deterrenza e la postura difensiva della Nato lungo tutto il teatro operativo attraverso il posizionamento degli asset più idonei nei punti chiave in modo tale da poter rispondere alle minacce dell’avversario in tempi rapidi. Secondariamente assicurare agli alleati della Nato e ai partner degli Stati Uniti l’impegno americano a rispettare l’articolo 5 del Patto Atlantico e l’integrità territoriale di tutti e 28 gli Stati membri. Da ultimo Edi stabilisce di incrementare le capacità e la prontezza delle forze Usa, Nato e dei partner regionali permettendo una risposta veloce in caso di qualsiasi tipo di aggressione da parte di un avversario regionale.
Sin dal 2015, in ambito Eri, Edi  ha provveduto a stanziare fondi in supporto di cinque linee guida:
  • Incrementare la presenza militare
  • Addestramento ed esercitazioni
  • Migliorare il preposizionamento delle forze
  • Implementare le infrastutture
  • Costruire e migliorare la capacità di cooperazione
In particolare i fondi per l’anno fiscale 2019 verranno elargiti per supportare una forza totale di circa 9900 uomini la cui maggior parte è rappresentata da 9 mila soldati dell’Us Army a cui si accompagnano 350 uomini dell’Us Navy e 458 dell’Air Force. Questo personale parteciperà a una moltitudine di attività lungo il teatro europeo, incluse rotazioni per incrementare la presenza temporanea o rafforzare la capacità di collaborazione con le varie unità degli alleati della Nato che saranno impegnati in esercitazioni di maggiori dimensioni rispetto agli anni passati. 

Cosa cambia nella Nato?

L’idea del comando americano infatti è quella di essere maggiormente presente in quei Paesi “al fronte” per scoraggiare la Russia da una possibile aggressione. Ci si è resi conto che la sola presenza in Germania ed in Inghilterra dei due “hub” militari (rispettivamente Ramstein e Fairford) non garantirebbe il veloce dispiegamento delle forze in caso di aggressione di uno o più Paesi dell’Europa dell’Est. 
Quindi la nuova postura strategica prevede che, oltre ad implementare le infrastrutture portuali e ferroviarie per lo spostamento dei mezzi e delle truppe, le basi Nato già presenti nell’Europa Orientale vengano ingrandite e migliorate nella loro capacità di accogliere le varie unità militari americane, siano essere divisioni di fanteria o stormi di aerei da caccia.
In particolare nel quadro del European Contingency Air Operation Sets (Ecaos) nasce il concetto di Sistema di Base Aerea Dispiegabile (Dabs – Deployable Air Base System). L’Us Air Force sarà così in grado di raggruppare equipaggiamenti come alloggi, sistemi di rifornimento, veicoli, scorte alimentari e d’acqua, parti di ricambio per velivoli e sistemi di sicurezza in un vero e proprio pacchetto base da spedire ove più necessario. E’ previsto anche il preposizionamento di altri sistemi lungo l’Europa che includono sensori meteorologici, reti di comunicazione e cibernetiche.
“Questi kit preposizionati permetteranno all’Air Force di essere molto flessibile per quanto riguarda le capacità di una base aerea di essere rapidamente operativa” sono state le parole del colonnello dell’Us Army Todd Bertulis, vice direttore della logista del Us European Command.     
L’Us Army fa sempre la parte del leone nel quadro della spesa americana per l’Edi: ad esso vanno circa 2,5 miliardi di dollari per acquisire equipaggiamenti che andranno a formare quei “kit” da preposizionare lungo l’Europa Orientale sufficienti a supportare le necessità di una Divisione, mentre 921 milioni di dollari sono devoluti per la rotazione delle truppe corazzate accoppiate con quelle leggere dotate del mezzo blindato Stryker. Solo 100 milioni di dollari andranno al supporto per la rotazione dell’aviazione da combattimento, che comunque vedrà la possibilità di operare da più basi aeree che saranno in grado di ospitare i vari asset dell’Us Air Force (A-10, F-15, F-16, F-22 ed F-35). In particolare la maggior parte dei fondi destinati a questo scopo, che ammontano a 363 milioni di dollari, andranno a riversarsi sulle basi di Amari, in Estonia, Kecskemet in Ungheria, Malacky in Slovacchia e per la costruzione di una pista di rullaggio nella base norvegese di Rygge
Nonostante questo importante nuovo finanziamento l’Usaf in Europa è ben lontana dai numeri degli anni ’90 quando operava con 72 mila uomini in 25 basi principali con 805 velivoli a fronte dei 34 mila uomini distribuiti su sei basi con 204 velivoli di oggi.

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