Di Davide Bartoccini
Durante la Guerra Fredda l’US Navy ha costruito delle basi subacquee per tenere al sicuro i suoi sottomarini dai russi? Schierati in lunghi tunnel scavati nella roccia, appena sotto la superficie del mare che bagna un picco di roccia che si staglia lungo le coste della California, lì, dove sorge la Naval Facility Point Sur , qualcuno è convinto che i sottomarini d’attacco americani fossero pronti a salpare, uscendo da gigantesche caverne subacquee che ricordano le basi segrete degli U-boat nazisti o quelle dei film di James Bond.
Il sito in questione, ufficialmente un’istallazione militare avrebbe accolto una serie di idrofoni per monitorare l’attività sottomarina russa, viene segnalato come possibile base segreta risalente alla guerra fredda; rifacendosi alla storia, che ha più volte dimostrato quanto le teorie più fantasiose espresse durante durante i conflitti si siano spesso rivelate reali. Per questo l’ipotesi che i così detti “Rock-site” teorizzati dal ricercatore F.C. Austin della China Lake Naval Ordnance Test Station– installazioni sottomarine scavate nella roccia del fondo marino, capaci di accogliere una flotta sottomarina e il personale imbarcato tenendolo al sicuro dal nemico e dalle condizioni atmosferici, possano esser state sviluppate grazie grazie al progresso tecnologico. In un epoca complessa e delicata, di corse agli armamenti nucleari e corsa allo spazio. Di segretezza e sperimentazioni, all’ombra della cortina di ferro che divideva il mondo, da una e l’altra parte gli scienziati militari sono sempre stati alla ricerca di nuove vie per superare l’avversario ed essere risolutivi nel caso fosse scoppiata la terza guerra mondiale.
Secondo Austin, una di queste vie sarebbe stata lo sviluppo dei Rock Site, “Strutture nel fondo marino abbastanza grandi e abbastanza comode da permettere il raggruppamento degli equipaggi e delle loro famiglie per lunghi periodi di tempo”, questo si legge in un reportredatto nel 1966 e destinato al Pentagono. Allegata era un’ampia documentazione dei metodi per gli scavi sottomarini.”Tali basi possono essere sufficientemente grandi da servire come deposito di rifornimenti e riparazioni per grandi sommergibili “. Applicando principi impiegati in decenni dall’industria mineraria, Austin propose l’applicazione di metodologie osservare in Scozia, Groenlandia e Antartide, per costruire enormi basi militari sommerse, ognuna basata su tunnel a tenuta stagna di dimensioni tali da poter ospitare un sottomarino nucleare lanciamissili classe Ohio. Tali basi potevano essere gestite in maniera autonoma. A rendere la teoria plausibile, l’osservazione di miniere portate ad esempio che “si estendono su un’area di circa 75 miglia quadrate e accolgono circa 4.100 uomini”.
Anche se non vi è alcuna prova dell’esistenza di tali siti, la leggenda delle basi sottomarine segrete americane, come quella che da anni si attribuisce alla base Autec –Atlantic Undersea Test and Evaluation Center – sembrarebbe riaccendersi intorno a questi abbozzi teorici che potrebbero essere diventati progetti in via di realizzazione: come nel caso della base dei ghiacci di Thulé. Costruita dall’USAF nel 1959 sotto la copertura di un campo di ‘campo scientifico’, essa era in verità una base di lancio per missili Icbm (InterContinental Ballistic Missile) e Mrbm (Medium Range Ballistic Missile), che sarebbero caduti su Mosca e altri obiettivi fondamentali dell’Unione Sovietica nel caso di un’escalation nucleare. Abbandonata sotto 35 metri di ghiaccio nel 1967, la base di Thulé dimostra come il blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti perseguisse in ogni modo l’intenzione di costruire siti d’attacco segreti per colpire l’Urss. Questo potrebbe valere anche per le basi rock-side teorizzate da Austin.
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