Di Lorenzo Vita
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu incontrerà il presidente russo Vladimir Putin a Mosca il 9 maggio.
L’incontro, che sarà a margine della Parata della Vittoria, con cui la Russia celebra annualmente la vittoria della Seconda guerra mondiale, avrò evidentemente al centro dei colloqui le tensioni in Medio Oriente. Due i dossier principali, intrecciati fra loro in maniera quasi inestricabile: la Siria e l’Iran. Dossier diversi ma di cui il primo è, in maniera evidente, una declinazione del secondo.
Come riportano i media israeliani, lunedì scorso i due leader hanno avuto una lunga conversazione telefonica in cui hanno voluto ribadire la necessità di vedersi il prima possibile. Poche ore dopo, il primo ministro israeliano realizzava la sua conferenza stampa in cui dichiarava di avere le prove che l’Iran avesse mentito sul programma nucleare. Una conferenza che non ha scatenato, nell’immediato, reazioni eccessivamente positive da parte dei partner di Israele. Ma che ha comunque suscitato le attenzioni degli alleati. Tanto che funzionari dell’intelligence di Francia, Regno Unito e Germania sono andati a Tel Aviv per ottenere maggiori dettagli su quanto rivelato da Netanyahu.
In quell’occasione, il premier israeliano aveva mostrato a tutti uno scaffale pieno di raccoglitori e un altro pieno di cd. Secondo Netanyahu, erano 5mila pagine e 55mila files rubati dai servizi segreti israeliani in Iran relativi al programma nucleare. “L’Iran ha mentito”, il messaggio del premier israeliano con cui presentava foto e file relativi al presunto programma atomico di Teheran.
Nella sua presentazione ai giornalisti, Netanyahu ha dichiarato che Israele aveva mostrato i documenti agli Stati Uniti, ad altri Paesi alleati e all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Il tutto con riferimento al programma Amad, il progetto della repubblica islamica per ottenere la bomba atomica. “Abbiamo conosciuto per anni il progetto Amad. Ora possiamo provare che Amad fosse un programma completo per progettare, creare e testare armi nucleari.”
Il triangolo Iran-Russia-Israele
In quella presentazione ai giornalisti, Netanyahu ha inviato tre messaggi: uno agli Stati Uniti, uno all’Iran e uno alla Russia. Perché alla Russia? Perché l’Iran è un suo partner strategico in Siria e in tutto il Medio Oriente. E Mosca è ancora l’unico vero limite, o l’ostacolo, per una guerra tra Tel Aviv e Teheran.
Netanyahu sta facendo di tutto per far sì che Putin si sposti non del tutto contro l’Iran (sarebbe impossibile), ma per fare in modo che tra Russia e Iran vi sia quantomeno una maggiore distanza. L’ombrello russo sulla Siria rende difficile operare liberamente in territorio siriano contro le basi iraniane. Israele lo fa comunque, ma rischia di incrinare i rapporti già tesi con la Federazione russa.
L’obiettivo israeliano, in questo momento, è quello di convincere Mosca della propria risolutezza. Con l’annuncio dei documenti iraniani recuperati dal Mossad e con i raid in Siria, Tel Aviv vuole dimostrare di poter agire e di essere disposta a farlo anche a costo di incrinare i rapporti con un partner fondamentale come la Russia. Ma lo scopo finale, in realtà, è evitare che tra Mosca e Teheran si consolidi l’alleanza riuscendo invece a rafforzare i rapporti con i russi.
Farlo non sarà semplice: Israele e Russia, sia sul nucleare iraniano che sulla Siria, hanno visioni molto diverse. Questo non significa che l’agenda russa e iraniana siano sovrapponibili. È del tutto evidente che Iran e Russia perseguano strategie utili ai propri fini. E gli scopi di Putin non sono gli stessi di Rohani. Per Teheran, la Siria è la realizzazione della cosiddetta mezzaluna sciita. Per Mosca, la Siria è un partner fondamentale nel Medio Oriente e nel Mediterraneo orientale. E dal governo di Damasco dipende la permanenza delle basi russe.
Israele rappresenta un problema per entrambi, ma questo non significa che Russia e Iran abbiano rapporti simili con lo Stato ebraico. Partono da due posizioni diverse e Netanyahu punta proprio a questo: riaffermare le diverse prospettive nei rapporti con Israele.
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