Di Luigi Pandolfi
Duecento anni fa, il 5 maggio 1818, nasceva a Treviri (Germania) Karl Marx. Di seguito un mio scritto sugli aspetti attuali del suo pensiero, tratto dal libro "Un altro sguardo sul comunismo. Teoria e prassi nella genealogia di un fenomeno politico" (Prospettiva, 2011).
Nel modo in cui si presenta l'attuale fase di sviluppo del capitalismo su scala globale, alcune delle categorie e delle intuizioni marxiane possono rivelarsi ancora utili nella comprensione di fenomeni sociali ed economici complessi. Per non limitarci ad enunciazioni di principio, facciamo qualche esempio.
Il cuore della critica marxiana delle forme di sfruttamento nelle società capitalistiche è quello che affronta il tema della mercificazione del lavoro e dell'appropriazione, da parte dei capitalisti, del cosiddetto pluslavoro, inteso come frazione di salario non corrisposto al lavoratore.
Il lavoro, nelle società capitalistiche, al pari di ogni altra merce, ha un suo valore d'uso, vale a dire un suo grado di utilità per la società e l'economia, oltre che, di conseguenza, un suo prezzo (valore di scambio), nel quadro delle relazioni di mercato. Questi due fattori furono definiti da Marx anche come sostanza di valore e grandezza di valore.
"L'utilità di una cosa ne fa il suo valore d'uso."
(Marx, Il Capitale, libro I)
"Le merci vengono al mondo in forma di valori d'uso o corpi di merci, come ferro, tela, grano, ecc. Questa è la loro forma naturale casalinga. Tuttavia esse sono merci soltanto perché sono qualcosa di duplice: oggetti d'uso e contemporaneamente depositari di valore."
(Marx, Il Capitale, libro I)
La fonte del profitto nella società capitalistica è dunque data dal cosiddetto plusvalore, a sua volta il prodotto della differenza tra il lavoro impiegato per una data produzione e quello necessario alla riproduzione della forza- lavoro.
Il capitalista acquista la forza - lavoro come qualsiasi altra merce, ad un valore che è quello necessario alla sussistenza del lavoratore. Tale valore costituisce il cosiddetto salario. Per un dato numero di ore, il lavoratore lavora pertanto per il suo salario, per il tempo restante per il profitto del datore di lavoro.
"Il salario non è quindi che un nome speciale dato al prezzo del lavoro, non è che un nome speciale dato al prezzo di questa merce speciale, che è contenuta soltanto nella carne e nel sangue dell'uomo."
(Marx, Lavoro salariato e capitale)
Marx, prima nei Grundrisse poi nel Capitale, aveva affrontato, non senza accuratezza, la questione dell'applicazione delle macchine al processo produttivo, chiarendo che tale evenienza stava alla base, inevitabilmente, del tendenziale risparmio dei tempi di lavoro e, di conseguenza, ma solo nell'immediato, di una straordinaria massimizzazione dei profitti.
A lungo termine però, un aumento progressivo degli investimenti sul capitale fisso (macchine), a scapito del capitale variabile ( i salari degli operai), essendo quest'ultimo la fonte principe di estrazione del plusvalore, avrebbe determinato una tendenziale caduta dei profitti (Caduta tendenziale del saggio di profitto). Non solo. Rimanendo sul punto, Marx aveva anche svelato come l'uso strategico delle macchine, favorendo un aumento dei volumi di produzione, un accrescimento dell'offerta di beni sul marcato, avrebbe determinato, come conseguenza, una diminuzione del valore di scambio di quest'ultimi. Quindi una diminuzione dei profitti.
Caduta dei profitti e contrazione dei consumi starebbero alla radice delle crisi cicliche del capitalismo. Crisi di sovrapproduzione, di sovrabbondanza di beni.
Per quanto attiene alle cosiddette "previsioni" di Marx, quella che più di altre ha stupito, per lucidità e fondatezza, è sicuramente quella relativa alla tendenza del capitalismo a globalizzarsi e ad accentuare la sua componente finanziaria. Proprio le recenti crisi che hanno investito il capitalismo mondiale, a partire dalla cosiddetta "bolla americana", stanno a dimostrare come le turbolenze in ambito finanziario incidano sull'economia produttiva.
"A misura che la produzione capitalistica, che va di pari passo con l'accumulazione accelerata, si sviluppa, una parte del capitale viene calcolata ed impiegata unicamente come capitale produttivo di interessi."
(Marx, Il Capitale, libro III)
Queste quattro grandi questioni - reificazione e sfruttamento del lavoro, uso strategico e massivo della macchina e ciclicità delle crisi, mondializzazione e finanziarizzazione dell'economia - rivestono tutt'oggi una straordinaria rilevanza. Sono ancora alcuni dei termini più pregnanti dell'attualità politica, a prescindere dalle interpretazioni e dai giudizi che se ne danno.
Applicando i concetti, le categorie, fin qui fugacemente richiamate alla realtà del mondo contemporaneo, ai problemi sociali ed economici del nostro tempo, ci accorgiamo ordunque che gli stessi possono contribuire, molto più di quel che si pensi, ad illuminare il cammino della politica.
Fonte e articolo completo: https://www.huffingtonpost.it/luigi-pandolfi/karl-marx-duecento-anni-e-non-sentirli_a_23427473/
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