Di Renato Zuccheri
Il terrorista Benjamin Herman che ha ucciso due poliziotte e un 22enne a Liegi, in Belgio, e che è poi stato freddato dalla polizia intervenuta, era in contatto con la "rete di un reclutatore islamista".
L'uomo si era "radicalizzato in carcere". Ma non solo: era in una lista di sospetti proprio per i legami che intratteneva con ambienti estremisti.
A riferirlo, una fonte delle indagini sull'attacco. E che adesso, lancia un nuovo campanello d'allarme sulla difficile situazione che vive il Belgio e sulla rete di prevenzione del terrorismo islamico. Le carceri, come ormai in ogni Stato d'Europa, sono un veicolo di radicalizzazione.
Ma in Belgio, Paese già profondamente ferito dal terrorismo di matrice islamico e dove il fenomeno del radicalismo è radicato ed estremamente difficile da estirpare, sembra impossibile credere che la sicurezza sia ancora così labile.
Il killer di Liegi era uscito ieri di prigione per un permesso. E questo nonostante si sapesse, evidentemente, che in carcere aveva intrapreso un percorso di radicalizzazione. Herman era considerato dai funzionari carcerari come come una persona molto violenta e pericolosa. Come ricorda La Stampa, "il suo profilo psicologico era considerato 'instabile', non aveva più contatti con la famiglia e si era marginalizzato. Era schedato dalla sicurezza di stato dal 2017 in quanto sospettato di radicalizzazione".
Ieri, non appena rilasciato, avrebbe commesso subito un reato ed era stato segnalato dalla polizia in Lussemburgo. Insomma, tutto faceva presagire che non fosse una persona riabilitata durante la sua detenzione. E non deve stupire, purtroppo, che Herman, uscito dalla cella, abbia commesso il terribile gesto criminale che ha portato alla morte di tre persone innocenti.
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