Di Mauro Indelicato
Un paese spaccato quasi a metà nella sua composizione religiosa: il 50% è musulmano, il 48% invece è cristiano. Un sottile equilibrio, foriero sia di importanti esempi di civile convivenza, ma anche di violenze e tensioni: il riferimento è alla Nigeria, il più popoloso paese africano dove l’esperienza di Boko Haram, gruppo jihadista legato all’ideologia estremista, segna soltanto una delle tante sofferenze in cui vivono le popolazioni residenti soprattutto nelle regioni settentrionali. Non solo grandi attentati e maxi sequestri, come quello che dal 2014 vede imprigionate centinaia di ragazze rapite da un college nel nord del paese, ma anche singoli episodi forse meno noti e meno risonanti sotto il profilo mediatico, pur tuttavia ugualmente drammatici ed indicativi della situazione in cui versa la Nigeria.
La denuncia del vescovo di Makurdi: “Vogliono islamizzare le aree cristiane”
L’ultima diocesi a subire un attacco è stata, in ordine di tempo, quella di Makurdi: l’area in questione si trova in una regione molto delicata della Nigeria, denominata “Middle belt”. Un’area di mezzo non soltanto sotto un profilo prettamente geografico, bensì anche culturale: si tratta di una barriera in cui convivono diverse minoranze linguistiche e religiose che, di fatto, divide il nord a maggioranza musulmana ed il sud a minoranza cristiana. La composizione di questa fascia geografica e culturale è dunque mista ed è qui che, inevitabilmente, rischiano di esplodere le maggiori tensioni tra le popolazioni che abitano al suo interno. Alla Middle Belt nigeriana appartiene lo Stato di Benue, a maggioranza cristiana ma abitato anche da minoranze etniche caratterizzate dall’appartenenza alla religione musulmana. La diocesi di Makurdi si trova all’interno dello Stato di Benue: è qui, come detto, che si è avuto l’ultimo attacco contro i cristiani e, in particolare, nel villaggio di Mbalom dove sono morti almeno 17 tra fedeli e sacerdoti.
A Roma per incontrare il Papa nel corso di una conferenza con gli altri vescovi nigeriani, il vescovo di Makurdi, monsignor Wilfred Chikpa Anagbe, ha rilasciato nei giorni scorsi una dura intervista al sito di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs): “Solo nella mia diocesi – racconta monsignor Anagbe – Da gennaio ad oggi ci sono stati undici attacchi. Le vittime sono numerose, abbiamo anche scoperto una fossa comune”. Ma non c’entra nulla, in questo caso, Boko Haram: il vescovo punta il dito contro i fulani, etnia di pastori che abita nella regione. “Sono stati loro ad attaccarci di recente – dichiara ancora monsignor Anagbe – Si tratta di una situazione molto delicata, arrivano nei villaggi cristiani molto ben armati”. Ed è qui che il vescovo attua una considerazione delicata ma al tempo stesso significativa ed importante: “Quando avvengono questi attacchi non ci sono mai né agenti di polizia, né militari – dichiara ancora il prelato – Senza contare che i fulani vivono perlopiù nella boscaglia e non possono permettersi armi così sofisticate. Chi li finanzia dunque?”
Una domanda che mese dopo mese viene posta da sempre più analisti: i fulani, popolo semi nomade e con poca esperienza in fatto di armi, oltre che con pochi fondi per racimolarle, riescono oramai da troppo tempo a mettere sotto scacco interi villaggi poco presidiati. Da qui la considerazione di monsignor Anagbe, secondo cui il tutto non è frutto di episodi isolati bensì di un piano prestabilito per islamizzare le regioni a maggioranza cristiana del Middle Belt. Esisterebbe dunque la possibilità che qualche attore interno od esterno alla Nigeria, stia armando i fulani per gli assalti alle chiese ed ai villaggi cristiani. Nella sua intervista ad Acs, il vescovo ha chiuso invitando i cristiani a pregare ed auspicando che le organizzazioni internazionali, in primis l’Onu, non lascino soli i fedeli nigeriani.
Chi sono i fulani
Popolo semi nomade, propenso soprattutto alla pastorizia, i fulani rappresentano una minoranza etnica nigeriana presente soprattutto nel centro del paese: essi sono tradizionalmente musulmani ed abitano in diversi Stati del Middle Belt. Di recente il loro nome è tristemente accostato ad una sigla poco nota in occidente, ma che (come sopra mostrato) costituisce motivo di apprensione e terrore tra i cristiani del Middle Belt nigeriano: Fulani Herdsmen Terrorists (FHT) è il nome del gruppo terroristico che dal 2006 in poi ha ucciso più di dodicimila persone, molte delle quali cristiane. Il motivo delle rappresaglie del gruppo non è soltanto di natura jihadista: molti dei loro rappresentanti infatti, in passato hanno dichiarato di doversi scontrare con gli agricoltori della zona perché il governo federale non garantisce ai fulani la possibilità di pascolare liberamente nei vari territori.
Pur tuttavia, la matrice religiosa sembra comunque essere ben presente tra le motivazioni dei drammatici attacchi perpetuati dal gruppo Fht: “Sono sia sociali, cioè questioni fondiarie, sia religiose le motivazioni degli attacchi – ha affermato alcuni anni fa ad Acs il vescovo di Kafanchan, mons. Bagobiri – Entrambe le cause sono presenti, ma il fattore religioso è preponderante: è una persecuzione religiosa”. Nonostante tanti appelli al governo nigeriano ed alle istituzioni internazionali, al momento non sono stati lanciati numerosi attacchi contro i terroristi fulani i quali, il più delle volte, rimangono impuniti.
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