Di Paolo Mastrolilli
A Hollywood dicono che il cinema è il mondo dei sogni, ma i sogni che la Dalian Wanda aveva fatto sul cinema rischiano di restare tali. La grande conglomerata cinese ha inaugurato ieri la sua Qingdao Movie Metropolis, un progetto da 8 miliardi di dollari, che secondo i desideri del fondatore Wang Jianlin dovrebbe diventare l’alternativa agli studios americani.
Finora però non è riuscita ad attirare le produzioni che si aspettava, e i guai finanziari generali della compagnia rischiano di costringerla a ridimensionare le ambizioni.
Finora però non è riuscita ad attirare le produzioni che si aspettava, e i guai finanziari generali della compagnia rischiano di costringerla a ridimensionare le ambizioni.
Dalian Wanda è un gruppo dominante soprattutto nel settore dei centri commerciali, che qualche anno sembrava lanciato alla conquista del mondo. I segnali che avevano colpito gli Stati Uniti erano stati soprattutto due, cioè l’acquisto nel 2012 delle sale cinematografiche Amc per 2,6 miliardi di dollari, e quello degli studios Legendary nel 2016 per 3,5 miliardi. La strategia perfetta per sfidare e conquistare Hollywood, unendo produzione e distribuzione, come aveva confermato il progetto della Movie Metropolis, annunciato nel 2013 alla presenza di star come Leonardo DiCaprio, Nicole Kidman, John Travolta e Catherina Zeta-Jones. L’idea era costruire 30 studi cinematografici, circondati da parchi divertimento a tema, hotel di lusso, scuole, un ospedale, e persino uno yacht club modellato su quello di Montecarlo. Così la Cina avrebbe avuto la sua Hollywood, attirando i produttori interessati a girare nel paese dove si trova un enorme mercato da un miliardo e mezzo di potenziali spettatori.
Secondo Forbes, il visionario fondatore Wang Jianlin aveva un patrimonio personale stimato in oltre 25 miliardi di dollari.
Proprio sul più bello, però, qualcosa si è inceppata. Il governo di Pechino ha iniziato ad obiettare contro le spese pazze fatte all’estero da alcune compagnie della Repubblica popolare, che avevano accumulato troppi debiti. Fra di esse c’era anche la Wanda, i cui ricavi nel 2017 sono scesi del 10%, a 35 miliardi di dollari. Wang è stato costretto a vendere, cedendo 13 progetti culturali e turistici, incluso Qingdao, e poi i parchi tematici, 77 hotel, iniziative progettate a Madrid, Londra, Sydney e la Gold Coast australiana. Così ha ridotto il debito di 17 miliardi dollari, ma nello stesso tempo è stato costretto a ridimensionare le ambizioni globali. Ora il 93% dei suoi beni si trova in Cina, e i ricavi vengono soprattutto dagli affitti dei centri commerciali, come avveniva alle origini della compagnia.
La svolta ha colpito anche la Qingdao Movie Metropolis, che ieri è stata inaugurata con una cerimonia assai più sobria di quella del 2013, senza star di Hollywood e con molti burocrati locali. Wang, tenendo un discorso durato quattro minuti, ha ribadito che l’obiettivo è «trasformare Qingdao nella capitale mondiale orientale dei film», ma così sembra aver rinunciato alla sfida globale con Hollywood. I suoi studios infatti sono già aperti da tempo, ma non sono riusciti ad attirare le 30 produzioni internazionali e le 100 domestiche all’anno stimate alla vigilia. L’unico grande progetto internazionale avviato è stato “Pacific Rim: Uprising”, ma questo non vale molto, perché appartiene alla Legendary di Wang. Gli studi sono stati usati solo per il 70% della capacità, e per girare 10 film cinesi. I problemi nascono dalle difficoltà di trasferire le produzioni a Qingdao, fare i visti, lavorare con persone che non parlano inglese. Oltre al fatto che le agevolazioni economiche non sono migliori di altri posti, e le autorità pretendono di leggere e censurare i copioni. Pechino ha voluto che Wanda ridimensionasse le attività e le concentrasse sulla Cina, il problema ora è capire se così la città del cinema riuscirà a sopravvivere.
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