Una buona parte dei processori Intel prodotti nell’ultimo decennio ha un grave problema di sicurezza. Questo problema puĂ² essere risolto – almeno per ora – solo intervenendo sui sistemi operativi dei computer, cosa che li renderĂ sensibilmente piĂ¹ lenti.
La notizia è stata diffusa martedì dal sito di tecnologia Register, mentre Intel non ha ancora reso pubblici molti dettagli per dare tempo ai produttori di sistemi operativi e agli esperti di sicurezza informatica di risolvere il problema. Seppure in assenza di dettagli, molti osservatori si chiedono come la falla di sicurezza possa essere passata inosservata per così tanto tempo, e se qualcuno possa averne approfittato per sottrarre dati all’insaputa delle persone interessate.
Semplificando molto, il processore è il componente di ogni computer che ne gestisce i comandi e coordina le altre risorse. Maggiore è la sua capacitĂ di calcolo, maggiore il numero di operazioni che è in grado di eseguire in un certo periodo di tempo: la velocitĂ del computer che stiamo usando dipende da molte cose, ma una delle piĂ¹ importanti è questa potenza di calcolo. Intel è il principale produttore di processori al mondo e ora sappiamo che la maggior parte dei processori Intel venduti nell’ultima decina di anni ha una falla di progettazione che potrebbe consentire a programmi malevoli di leggere parte dei dati che vengono elaborati.
La falla dĂ accesso ad alcune aree protette della memoria utilizzata per il kernel, la parte piĂ¹ delicata del sistema operativo che dialoga direttamente con l’hardware del computer. In alcune circostanze, la falla potrebbe essere usata per sottrarre con relativa facilitĂ informazioni come le proprie password.
Per risolvere il problema si puĂ² solamente ricorrere a una soluzione software, perchĂ© la falla è parte stessa del modo in cui sono progettati i processori Intel di tipo x86-64, i piĂ¹ diffusi degli ultimi anni. Deve essere quindi il sistema operativo a intervenire per chiudere quell’accesso. In misura diversa è quindi necessario un aggiornamento di Windows (Microsoft), macOS (Apple) e di Linux. A giudicare dalle informazioni che circolano online tra gli sviluppatori, e la loro fretta nel cercare soluzioni, il problema sembra essere piuttosto serio e riguarda non solo i computer che utilizzano le singole persone, ma anche sistemi piĂ¹ complessi usati per esempio in ambito aziendale o per il mantenimento dei siti online.
La buona notizia è che una soluzione esiste e i principali produttori di sistemi operativi sono giĂ al lavoro per adottarla, quella meno buona è che gli aggiornamenti per risolvere il problema potrebbero rallentare notevolmente i computer. Questo perchĂ© la soluzione passa attraverso un’esclusione di buona parte dei processi che il computer gestisce per il singolo utente dalla memoria messa a disposizione del kernel, rallentando la loro elaborazione. Il rallentamento stimato è tra il 5 e il 30 per cento a seconda delle condizioni e delle elaborazioni che gestisce in quel momento il processore.
Salvo casi eccezionali, il rallentamento per la maggior parte dei proprietari di computer dovrebbe essere irrilevante, mentre le cose si potrebbero complicare per sistemi molto complessi, come quelli che gestiscono i servizi cloud attraverso migliaia di computer (server) collegati tra loro. Un’intera rete piĂ¹ lenta del 5 per cento nel gestire alcune informazioni potrebbe causare disservizi, in mancanza di altre soluzioni per attenuare il problema.
Intel fornirĂ informazioni piĂ¹ dettagliate nelle prossime settimane, mentre ci sono notizie di alcuni sistemi di rete giĂ aggiornati negli ultimi mesi del 2017. Non è escluso che in futuro si riesca a trovare una soluzione software migliore, che renda meno marcati i rallentamenti dei processori.
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