Di Vincenzo Iurillo
Le accuse sono di tentata concussione e voto di scambio. La notifica dell’avviso conclusa indagine è avvenuta il 10 novembre. L’indagato è un nome importante del Pd campano e nazionale, il sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro. Indaga la procura di Benevento guidata da Aldo Policastro, gli avvisi sono firmati dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dal sostituto Francesca Saccone.
La vicenda risale al 2013, nei mesi immediatamente precedenti alle elezioni politiche, e fu rivelata nel novembre 2015 in esclusiva dal Fatto Quotidiano. Alcuni articoli di Marco Lillo rivelarono le presunte pressioni di De Caro (all’epoca capogruppo Pd in Regione Campania) sull’allora direttore generale dell’ospedale Rummo, Nicola Boccalone, già vicesindaco di Benevento in quota An, per rimuovere dirigenti ritenuti ostili alla compagna del sottosegretario, l’avvocato Ida Ferraro, dirigente del Rummo, anche lei indagata ma per la sola ipotesi di voto di scambio.
Il Fatto raccontò anche il tentativo da parte di Ferraro di far accettare a Del Basso De Caro la proposta di una tale ‘Rita’ che chiedeva un piacere in ambito lavorativo in cambio di un pacchetto di voti. Presunti pressioni e corruzioni elettorali fondavano nell’ascolto di alcune telefonate pubblicate dal nostro giornale. Del Basso De Caro infatti fu intercettato indirettamente – senza essere indagato, per reati commessi da terzi – nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile di Benevento sull’amministrazione dei servizi sociali del Comune di Benevento.
Le telefonate furono allegate agli atti e confluirono nel fascicolo relativo a quattro indagati poi rinviati a giudizio. La Mobile ascoltò le telefonate di De Caro – in quel momento candidato in pectore del Pd alle politiche dopo aver vinto le parlamentarie natalizie del 2012 – fino alla sua proclamazione a deputato. Momento in cui le intercettazioni dovettero necessariamente essere interrotte. Difeso dall’avvocato Marcello D’Auria, De Caro ha ora venti giorni di tempo per presentare memorie o comunicare la disponibilità a rendere un interrogatorio ai pm. Solo in seguito la Procura potrà decidere se chiederne il rinvio a giudizio o l’archiviazione.
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