Ieri in Giappone ci sono state elezioni anticipate per rinnovare la Camera dei Rappresentanti, la camera bassa del Parlamento: ha vinto il Partito Liberal Democratico del primo ministro Shinzo Abe. Non ci sono ancora i risultati definitivi – da ieri in Giappone è arrivato il tifone Lan, che ha impedito il conteggio in 12 distretti elettorali – ma si sa che Abe ha vinto con una larga maggioranza. Le proiezioni della televisione nazionale NHK dicono che la coalizione di governo, formata dai Liberal Democratici e dal Kōmeitō, un partito centrista più piccolo, ha ottenuto almeno 312 dei 465 seggi della Camera. È una larga maggioranza, ma inferiore a quella precedente (325 seggi).
Secondo i giornali, comunque, le elezioni non sono solo una vittoria di Abe, ma soprattutto una sconfitta delle forze di opposizione, che non hanno saputo proporre un’alternativa valida e sono molto divise.
I dati provvisori sul voto indicano indicano che la coalizione di Abe potrebbe avere quindi ottenuto la maggioranza dei due terzi dei seggi, 310, necessaria per poter proporre modifiche alla Costituzione. Questo era il principale obiettivo di Abe, che vorrebbe rendere le “forze di autodifesa” – il nome con cui è conosciuto l’esercito giapponese – un vero e proprio corpo militare nazionale per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale.
L’articolo 9 dell’attuale Costituzione, entrata in vigore nel 1946, proibisce al paese di avere un esercito come richiesto all’epoca dagli Stati Uniti. Abe aveva già provato a cambiare lo statuto delle “forze di autodifesa” nel 2015, ma era stato molto criticato. L’attuale situazione geopolitica internazionale, con la Corea del Nord che ha aumentato la frequenza dei suoi test missilistici, spesso facendo dei lanci sopra il Giappone, ha dato nuovi argomenti ad Abe e al suo partito. Per modificare la Costituzione, comunque, è necessaria la maggioranza dei due terzi anche nella camera alta del Parlamento, dove Abe continua a non avere un’ampia maggioranza. Se il suo governo dovesse convincere altre forze politiche a votare per la sua proposta, verrebbe poi organizzato un referendum, e per quello basterebbe una maggioranza semplice.
Secondo i giornali Abe cercherà l’appoggio del nuovo Partito della Speranza della governatrice di Tokyo Yuriko Koike, che fu ministra della Difesa nel suo primo governo, per far passare le proposte di riforme costituzionali.
Le elezioni erano state indette un mese fa da Abe, che aveva così anticipato di più di un anno la scadenza naturale del suo terzo mandato. Abe aveva detto che le elezioni avrebbero dato la possibilità agli elettori di valutare il suo operato nella gestione dell’economia e della crisi con la Corea del Nord. Secondo diversi analisti, comunque, Abe avrebbe sciolto la Camera in anticipo per sfruttare un periodo di relativa tranquillità e popolarità del suo governo, che è coinciso con una importante crisi dei partiti di opposizione. I sondaggi indicavano che il piano di Abe avrebbe funzionato, anche se molte persone avevano criticato la sua mossa, definendola “incostituzionale”.
I Liberal Democratici terranno un congresso per scegliere il loro leader il prossimo settembre e visto il successo in queste elezioni è molto probabile che Abe sarà riconfermato per altri tre anni. Se succederà, Abe diventerà il primo ministro giapponese ad aver governato più a lungo – ha già avuto tre mandati, governando un anno tra il 2006 e il 2007 e poi cinque anni dal 2012 a oggi – dato che in Giappone il primo ministro è il leader del partito di governo.
L’affluenza alle elezioni è stata intorno al 54 per cento, la seconda più bassa della storia del Giappone dalla Seconda guerra mondiale. Si pensa che molte persone non siano andate a votare a causa delle condizioni meteorologiche.
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