Di Claudio Cartaldo
Ogni verbale redatto dagli investigatori è un fiume di orrori. Chissà quanto hanno sofferto i due polacchi e la trans peruviana nel ricordare gli stupri perpetrati dal branco di immigrati a Rimini.
Le violenze dei due fratelli di 15 e 17 anni, di Gurlain Butungu e del 16enne nigeriano sono stati definuiti dal Gip di una "scena agghiacciante". E c'è da capire il giudice: basta leggere le carte delle deposizioni.
Il racconto più dettagliato è quello dei due amici polacchi. Si trovavano sulla spiaggia, seduti sopra un telo da mare e bevevano una bibita analcolica. Poi, come riporta il Corrire, sono stati avvicinati da uno dei quattro componenti del branco che gli chiede: "Where are you from?". I due ragazzi, ignari, rispondono: "Poland". Poi l'aggressore li invita a consegnargli il portafoglio ed altri oggetti preziosi, i polacchi provano ad andarsene ma il ragazzo viene colpito in faccia da un pugno. È il segnale del branco: il via libera alla barbarie. "Dall’oscurità sono spuntate davanti a me tre persone che mi hanno immobilizzato e buttato di schiena sulla sabbia - fa mettere a verbale la ragazza, come riportato dal Corriere -Mi hanno colpita al volto, alla testa, sul corpo".
Tutto si svolge in 20 minuti. Sembrano pochi, ma sono una eternità . Per la ragazza sono venti minuti di stupri ripetuti, per il ragazzo di botte senza pietà . "Mi tenevano per la gola quasi da strozzarmi, facendomi rimanere senza respiro", racconta la ragazza come riportato dal Fatto. Secondo il Gip è Butungu il primo a "impadronirsi per primo del corpo delle giovani donne per dar sfogo ai propri bestiali istinti sessuali": "Mi dicevano in inglese ‘I kill you’ - spiega la polacca - e sentivo che il mio amico veniva picchiato brutalmente".
Ed è qui che il racconto si fa raccapricciante. Mentre a turno gli immigrati si alternavano nell'abusare della ragazza, uno a turno tratteneva il giovane e lo pestava. Il polacco ricorda così quei momenti: “Tre o quattro a turno si intercambiavano tra loro nell’abusare di lei e nell’immobilizzare me”. Poi è il Gip a spiegare nell'ordinanza cosa accade: “Mentre era immobilizzato a terra tenuto da due persone con il viso sulla sabbia il giovane veniva perquisito alla ricerca di telefono e portafogli, e colpito ripetutamente con calci in tutte le parti del corpo e pure al capo con una bottiglia di vetro. Sentiva la compagna chiedere aiuto dicendo che la stavano uccidendo e si rendeva conto che veniva abusata sessualmente". Anche per il ragazzo sono 20 minuti di inferno: “Veniva picchiato e trattenuto con la forza e manifestava segni di sofferenza respiratoria e vomitava". Il vomito rischiava di soffocarlo. Gli avevano sbattuto la testa nella sabbia per impedirgli di reagire. Mentre la giovane polacca lo implorava di "aiutarmi, altrimenti mi uccidono", lui cerca un modo per non lasciarli la pelle: "La sentivo, diceva 'aiutami che questi mi uccidono'. Io ho fatto finta di essere svenuto e così loro si sono preoccupati che non fossi morto…".
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