Negli Stati Uniti è tradizione che, ogni anno, le squadre che hanno vinto i più importanti campionati sportivi siano ricevute alla Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti. Nelle ultime ore si è molto parlato del fatto che il 22 settembre Stephen Curry, fortissimo giocatore dei Goldens State Warriors (la squadra che ha vinto l’ultimo campionato di NBA), abbia detto di non voler andare a fare visita a Trump.
Parlando con i giornalisti, Curry ha detto: «Se dovessimo votare nello spogliatoio, io sceglierò di evitare la visita dal presidente: mi auguro che in questo modo, con un gesto del genere, potremo ispirare il cambiamento». Curry – che in passato ha già criticato Trump per alcune sue posizioni – ha anche detto di non essere il solo a pensarla così nel mondo dell’NBA. Alcune ore dopo, Trump ha risposto a Curry su Twitter, scrivendo che a causa delle sue dichiarazioni non era più invitato alla Casa Bianca.
I Golden State Warriors hanno difeso Curry, e preso atto del fatto che non sono più invitati alla Casa Bianca. Al tweet del presidente americano ha anche risposto LeBron James, fortissimo giocatore dei Cleveland Cavaliers, rivale di Curry da molti anni. James ha scritto, riferendosi a Trump:
«Prima del tuo arrivo, andare alla Casa Bianca era considerato un grande onore!»
È la seconda volta che Trump se la prende con sportivi famosi nel giro di due giorni. Ieri durante un comizio aveva criticato i giocatori di NFL, il campionato statunitense di football americano, che negli ultimi mesi si sono rifiutati di alzarsi in piedi durante l’inno statunitense (per protesta contro la condizione dei neri, nella maggior parte dei casi), che viene suonato prima di ogni partita. Parlando su un palco in Alabama, Trump ha detto: «Non vi piacerebbe vedere uno dei proprietari di quelle squadre dire, quando qualcuno manca di rispetto alla nostra bandiera, “Prendete quel figlio di puttana e toglietelo subito dal campo. Fuori. È licenziato”?». Trump ha anche invitato gli spettatori negli stadi ad andarsene se dovessero vedere un giocatore che si rifiuta di alzarsi in piedi durante l’inno.
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