Intorno alle sei di mattina ora italiana, tre persone hanno sparato contro un gruppo di poliziotti israeliani all’ingresso della città vecchia di Gerusalemme, vicino alla linea di confine fra Israele e Palestina. Due poliziotti israeliani sono morti in seguito all’attacco, uno è rimasto ferito. I tre assalitori sono stati rincorsi e uccisi da altri poliziotti arrivati sul posto. L’attacco non è ancora stato rivendicato ma si sa che gli assalitori erano tre arabo-israeliani provenienti da una località vicino ad Haifa, Umm al Fahm. Le autorità israeliane hanno annunciato che la Spianata delle Moschee, che è uno dei luoghi sacri più importanti per i musulmani e si trova dentro la città vecchia, rimarrà chiusa per tutta la giornata: secondo una fonte di Haaretz è la prima volta dal 1990 che Israele cancella le preghiere del venerdì, le più importanti per i fedeli musulmani.
Il portavoce del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha spiegato su Twitter che la chiusura è necessaria «per verificare che non ci siano altre armi nascoste dentro la Spianata delle Moschee», lasciando intendere che gli assalitori le avessero nascoste lì. Secondo una fonte di polizia consultata dal Times of Israel, prima dell’attacco gli assalitori si trovavano proprio nella Spianata.
Il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri ha definito l’attacco «una reazione naturale al terrorismo israeliano e alla profanazione della Spianata delle Moschee», e «la prova che il popolo palestinese è unito nella resistenza». L’ultimo grave attentato a Gerusalemme era avvenuto il 16 giugno, quando tre ragazzi palestinesi avevano attaccato simultaneamente due luoghi della città vecchia: nell’attentato era morta una poliziotta israeliana di 23 anni. L’attacco era stato rivendicato sia dallo Stato Islamico sia da Hamas.
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