Il Congresso Nazionale Indigeno (CNI) ha deciso che per la prima volta parteciperà con un proprio candidato alle elezioni presidenziali previste nel 2018. La scelta è ricaduta su Maria de Jesús Patricio Martínez detta Marichuy, una donna indigena di cinquantatre anni madre di tre figli. Originaria della comunità di Tuxpan, nello Stato occidentale di Jalisco, Marichuy è una curatrice tradizionale, arte tramandatale dalla nonna. Da vent’anni fa parte dell’unità di sostegno alle comunità indigene dell’Università di Guadalajara e nel 1992 ha fondato il centro Calli Tecolhuacateca Tocan che offre supporto alla fascia di popolazione più disagiata e cure con le erbe. La scelta dell’Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN) di partecipare alle future elezioni era stata presa già nell’ottobre 2016 ma la decisione sulla nomina del candidato è stata decretata dal CNI solo nel corso dell’Assemblea svoltasi il 27 e 28 maggio a San Cristóbal de Las Casas, roccaforte degli zapatisti nello stato meridionale del Chiapas. Ai lavori hanno preso parte 840 delegati in rappresentanza di oltre sessanta popolazioni indigene che vivono in Messico e più di duemila simpatizzanti, numero superiore alle aspettative degli stessi organizzatori. Seconda la legge elettorale Marichuy dovrà ora raccogliere 850.000 firme entro il 31 agosto, un numero consistente che testerà il radicamento e l’appoggio all’EZLN anche al di fuori del Chiapas. Una sua candidatura ostacolerebbe da sinistra il nuovo tentativo di Andrés Manuel Lopez Obrador, leader del Movimento di Rigenerazione Nazionale (Morena), riproponendo la scissione degli indigenisti che ha obbligato Lenin Moreno al ballottaggio in Ecuador solo alcuni mesi fa.
La storica decisione dell’EZLN ha preceduto di pochi giorni le elezioni per tre governatori e 272 sindaci che hanno testimoniato un arretramento senza precedenti del Partito Rivoluzionario Istituzionale (Pri) dell’attuale presidente Enrique Pena Nieto. Nell’omonimo stato regionale di Messico, da sempre governato dal Pri, il candidato Alfredo Del Mazo, cugino di Pena Nieto, si è affermato con appena il 33,3% dei voti, battendo Delfina Gomez, del Movimento di Rigenerazione Nazionale (Morena) fermatasi al 31%. Lopez Obrador ha, però, contestato i risultati decretati dall’Istituto nazionale elettorale (Ine). In ogni caso si tratta di una vittoria dal sapore di sconfitta dato che il governatore uscente del Pri, Eruviel Avila, aveva conquistato il 25% in più solamente sei anni fa in quello che è lo Stato più popolato del Messico con i suoi quindici milioni di abitanti. In una competizione a turno unico come quella per le presidenziali del prossimo anno gli indigeni potrebbero dire la loro considerando l’ultimo censimento secondo il quale ben il 21% della popolazione è composto da nativi.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO:http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/la-speranza-degli-indigeni-del-messico/
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